Negli ultimi dieci anni è maturata sempre di più nel nostro Paese l’attenzione al fatto che il lavoro irregolare contribuisce a frenare lo sviluppo socio-economico, esercitando, sui potenziali investitori, dei veri e propri fenomeni ed effetti di dissuasione. A rilevarlo è l’IRES – Istituto di Ricerche Economiche e Sociali, che, con il progetto “INREGOLA”, ha effettuato un’analisi da cui, tra l’altro, è emerso come la sicurezza sul lavoro, l’emersione e la legalità rappresentino temi che non possono essere trattati separatamente. Nel nostro Paese l’economia sommersa viene stimata tra il 17% ed il 19% del prodotto interno lordo, con una perdita di gettito per lo Stato stimata in ben 100 miliardi di euro all’anno. In base ai dati Istat del 2005, nel nostro Paese ci sono poco più di 5,5 milioni di lavoratori non in regola, e di questi tre milioni risultano essere occupati a tempo pieno; ne consegue che in Italia il 12% delle persone che lavorano non è messo in regola. Ma in quali settori dell’economia tende maggiormente ad annidarsi il lavoro irregolare?
Ebbene, l’IRES rileva come il 76% del lavoro irregolare sia “assorbito” nel comparto dei servizi, mentre per agricoltura, manifatturiero e costruzioni le percentuali sono inferiori al 10%. Alte, nel settore dei servizi, sono inoltre le posizioni irregolari nel comparto dei trasporti, turismo e servizi domestici; e proprio per i servizi domestici, tra l’altro, nonostante le regolarizzazioni e le sanatorie nel nostro Paese un lavoratore domestico su due rimane irregolare. Ma come sono distribuiti i lavoratori irregolari sul nostro territorio? Ebbene, una quota pari a ben il 45% è distribuita al Sud, con a ruota il Nord Italia con il 37% ed il Centro con solo il 18%.
A livello regionale, il “primato” del lavoro irregolare spetta alla Calabria con una percentuale del 27%, mentre le regioni “virtuose”, dove il lavoro è prevalentemente in regola ed a norma di Legge, sono la Lombardia e l’Emilia-Romagna con una percentuale di lavoratori irregolari che si ferma sotto il livello dell’8%. Ma chi sono i soggetti che rischiano di più di entrare nel “tunnel” del lavoro irregolare? L’Ires, in merito, fa presente come i soggetti più a rischio, oltre ai migranti, siano le donne, i giovani, i lavoratori precari e quelli che vengono reclutati, purtroppo spesso senza tutele, dalle piccole aziende.
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