Chi guadagna di più vive meglio? Non è detto. Di norma più si guadagna, più crescono le responsabilità, aumenta lo stress e la vita diventa così pianificata e, spesso ripetitiva, che non mancano i momenti in cui sarebbe meglio mollare tutto e cercare un lavoro più “tranquillo”, anche se questo comporta una diminuzione del salario. Nell’era in cui i soldi sono tutto o quasi, nel mondo, invece, aumentano coloro che si dichiarano pronti a “scalare marcia“, ovverosia a passare a mansioni e responsabilità di livello inferiore pur di tornare a riappropriarsi della propria vita. Una vita meno stressante comporta di norma anche una vita più lunga, al punto che la voglia di “scalare marcia” ha un nome, rigorosamente in inglese.
Trattasi del cosiddetto “downshifting“, un neologismo di stampo anglosassone con cui viene definita quella voglia di vivere una vita lavorativa più semplice in modo da avere più tempo per se stessi e la propria famiglia coltivando degli hobby e, perché no, vivere e godere anche di momenti di puro ozio. Quello dei “downshifter” sembra essere diventato, non a caso, un vero e proprio movimento; uno dei precursori in tal senso, come riporta Wikipedia, è stato il docente universitario Robert Reich, il quale, dopo aver ricoperto negli USA la carica di segretario di stato al Lavoro fino al 1997, quando come Presidente degli Stati Uniti c’era Bill Clinton, decise di non far parte dell’Amministrazione Clinton, in corrispondenza del secondo mandato, citando il fatto che intendeva dedicarsi maggiormente ai propri figli.
I “downshifter” sono quindi persone “coraggiose”, pronte a lasciare la fama e la gloria, ma che hanno le potenzialità, in caso di ripensamento, per poter tornare allo stress ed alla vita lavorativa caotica e piena di responsabilità di un tempo. Ma sono anche persone che di norma hanno guadagnato tanto e nelle quali scatta la molla di godersi le proprie ricchezze; di certo, tra i “downshifter” non vedremo mai i lavoratori di un call center!
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