La CGIA di Mestre ha osservato che l’IMU applicata ai capannoni industriali sarà più cara di almeno del 154% rispetto a quanto già pagavano con l’Ici: è questo il risultato di un’analisi condotta dall’ufficio studi della locale associazione di Mestre.
Infatti, per la CGIA i più tartassati saranno gli imprenditori di Milano dove il maggior prelievo imposto nel capoluogo lombardo è del 154,4% (pari ad un aumento medio di 2.331 euro). Non solo, non se la passano bene nemmeno gli imprenditori di Lucca e di Lecce dove si registra un incremento del 131,3%, ovvero rispetto all’anno scorso gli imprenditori lucchesi pagheranno 1.158 euro in più.
Giuseppe Bortolussi, il segretario della CGIA, osserva che
In una fase economica in cui i consumi sono in forte contrazione, il credito continua ad essere erogato con il contagocce e le tasse continuano ad aumentare auspico che il Governo, visto che la legge gli dà la possibilità di farlo entro il 10 dicembre, riveda al ribasso le aliquote dell’Imu per le attività produttive, altrimenti corriamo il pericolo che molte piccole aziende chiudano i battenti e finiscano a lavorare in nero. Non dimentichiamo che nella stragrande maggioranza dei casi gli imprenditori pagheranno l’imposta municipale due volte. Una come proprietari di prima casa e l’altra come proprietari di immobili ad uso commerciale o produttivo. Visti gli aumenti introdotti quest’anno, ho il timore che molti piccoli artigiani e piccoli industriali si troveranno in grosse difficoltà a versare il saldo previsto entro il prossimo 17 dicembre
In sostanza, su 98 Comuni capoluogo di provincia monitorati dalla CGIA, solo l’Amministrazione di Asti ha diminuito di un punto l’aliquota ordinaria (prevista per legge al 7,6‰), 13 Comuni hanno mantenuto quella base del 7,6‰, mentre gli altri 84 (pari all’85,7% del totale) l’hanno aumentata. Tra questi ultimi, ben 33 (pari al 33,6% del totale dei Comuni analizzati) ha portato l’aliquota Imu sui capannoni al valore massimo consentito dalla legge: 10,6‰.