Il segretario Confederale UIL, Guglielmo Loy, soffermandosi nella presentazione del loro 1° rapporto sulla cassa integrazione ribadisce l’enorme richiesta delle ore di cassa che ormai toccano i 89 milioni di ore: un numero di richieste molto alto e in controtendenza rispetto allo stesso mese dei precedenti 4 anni di crisi, in cui le ore diminuivano rispetto al mese di dicembre.
I dati diffusi dalla UIL testimoniano che oltre 524mila lavoratori usufruiscono di questo ammortizzatore e che li salva dal potenziale ingresso nella disoccupazione. Secondo sempre la UIL, il dato sulla cassa integrazione in deroga del primo mese di quest’anno, è in forte calo, oltre 41%, rispetto al mese di dicembre, fa presumere una richiesta debole da parte delle aziende più per l’incertezza della normativa e delle risorse alla stessa destinate, che a una riduzione reale delle richieste.
I dati a livello nazionale, il confronto è relativo al periodo dicembre 2012- gennaio 2013, testimoniano che nel primo mese dell’anno, le ore autorizzate di cassa integrazione sono state circa 89 milioni, con un coinvolgimento di circa 523 mila lavoratori, in aumento del 2,7% rispetto al mese di dicembre del 2012. Al contrario, aumentano, rispetto al precedente mese, le ore richieste di cassa integrazione ordinaria (+18,5%) e straordinaria (+25,5%), mentre diminuiscono le richieste di deroga (-41,1%).
I confronti per macro-aree, sempre nello stesso periodo, mostrano che nel mese di gennaio l’aumento della cassa integrazione ha investito il Nord (+ 4,5%) ed il Mezzogiorno (+4,1%), mentre nel Centro si è registrata una diminuzione del 4,5%. In termini assoluti, la maggiore richiesta di ore di cassa integrazione si è concentrata al Nord (51,8 milioni di ore), seguita dal Mezzogiorno (21,7 milioni di ore) e dal Centro (15,3 milioni).
In riferimento alla cassa integrazione in deroga, per la UIL sono oltre 93 mila i lavoratori coinvolti dalla cassa in deroga nel mese di Gennaio, per un totale di circa 16 milioni di ore richieste: rispetto al mese di dicembre, l’aumento ha coinvolto tre regioni e la provincia autonoma di Trento, con l’incremento maggiore in Valle d’Aosta, con un dato pari ad un aumento del 351%.