Una sala elegante e affollata, tappeti e grandi lampadari. É giorno, o forse notte? Ha davvero importanza? Il senso del tempo si smarrisce fra i tavoli affollati da uomini in frac e donne in abiti eleganti; un lancio di dadi, un martini assaporato con grazia fra grida di gioia e abbracci con perfetti sconosciuti di fronte a una roulette.
Ecco qual’è un primo piano sul mondo patinato dei tavoli da gioco, così come nei decenni è stato immortalato dalla macchina da presa.
Da Humphrey Bogart in Casablanca a Sean Connery nei panni di 007, il fascino del gioco accompagna tradizionalmente quello del personaggio misterioso, con un passato oscuro e un presente rischioso, magari come spia internazionale o agente segreto.
In “Casablanca” (1942), Bogart nei panni del burbero Rick Blaine è il tormentato proprietario di un caffè-sala da gioco in cui si incrociano i destini di viaggiatori e avventurieri in fuga dalla guerra in Europa. Ed è proprio la roulette a permettere a Blaine di salvare la vita ad alcuni di questi personaggi.
In “una cascata di diamanti” (1971), il casinò è uno dei luoghi chiave dell’azione, teatro dello scontro fra l’agente di Sua Maestà e il suo acerrimo nemico, Ernst Blofeld.
E cosa dire della più affascinante coppia di ladri nella storia del cinema: George Clooney e Brad Pitt, seduti al tavolo da gioco nel casinò del rivale in amore del primo, nel capolavoro “Ocean’s Eleven” (2011)?
Naturalmente l’idea è quella di svaligiare il caveau, eppure i loro dialoghi asciutti e carichi di ironia, ce li rendono inevitabilmente simpatici, fino a farne veri eroi; così come la grazia con cui Julia Roberts lancia le fiches, fasciata in magnifici abiti da sera.
(Per i più attenti: sì, sappiamo che si tratta del rifacimento del classico “Colpo grosso” con Frank Sinatra, che proprio quest’anno ha compiuto 60 anni!)
Las Vegas, si sa, è molto più di una metropoli: è il tempio del gioco. Il tempio del sogno americano portato agli estremi di audacia e follia.
Qui il cinema ha portato alcune fra le più pazze storie mai pensate, come l’esilarante “Notte da Leoni” (2009). Proprio come al tavolo della roulette francese, il senso del tempo si perde fra un colpo di scena e l’altro, mentre lo spettatore accompagna i tre sgangherati protagonisti alla ricerca dell’amico Doug, che loro stessi hanno portato a Las Vegas per festeggiarne l’addio al celibato.
Non a caso Soderbergh, regista di “Ocean’s Eleven”, con il tavolo da gioco apre e chiude anche il capolavoro “Contagion” (2011). La roulette in fin dei conti non è altro che il simbolo dell’eterna lotta fra la speranza e il caso, il lancio di dadi è la metafora dell’estremo atto di fede: l’essere umano che prova a prendere in mano la propria vita, Ulisse che si avventura per mare sperando nel favore delle divinità.
E il cinema questo lo sa, rien ne va plus.