Una curiosità che riguarda il mondo del lavoro. Fino a qualche tempo fa eravamo soliti sentire piuttosto di frequente parole come flessibilità e, in ambito lavorativo, era un aspetto che riusciva a scatenare parecchie polemiche. Un termine che, in realtà, era preda di tanti famelici imprenditori, il cui unico intento era quello di sfruttare le persone in base alle proprie esigenze e preferenze e null’altro.
Al giorno d’oggi, invece, si moltiplicando le richieste per poter ottenere un maggior grado di flessibilità in ambito lavorativo. Insomma, le cose sembrano essersi invertite, ma come è stato possibile?
In realtà, al giorno d’oggi, quando si parla di flessibilità in ambito lavorativo, si fa riferimento in modo particolare alla libertà di poter svolgere un determinato lavoro non solo nel luogo, ma anche in un periodo temporale non predefinito, se non chiaramente per la sua scadenza.
La flessibilità di cui si parlava anni addietro, invece, riguardava più che altro la durata dei contratti, mentre quella odierna e moderna riguarda i contesti in cui si va a lavorare. A dispetto di quello che si potrebbe pensare, però, questa linea divisoria tra le due concezioni di flessibilità c’è, ma non vuol dire che le conseguenze di entrambi non arrivino in profondità, sia dal punto di vista pratico che nella vita di tutti i giorni delle persone, per non parlare in riferimento al rapporto che intercorre tra il lavoratore e il suo datore di lavoro.
La principale differenza, molto probabilmente, è legata al fatto che nella flessibilità a livello contrattuale ci sono evidenti aspetti sconvenienti per i lavoratori, cosa che invece non è così palese in riferimento alla flessibilità lavorativa.
I punti di forza legati allo smart working sono piuttosto facile da intuire. Si tratta, in primo luogo, di poter risparmiare tempo legato al fatto di spostarsi da e verso l’ufficio. Un risparmio che poi si traduce anche in termini economici, con le minori spese che rimanere in casa a lavorare comporta. D’altro canto, il guadagno è anche in termini temporali, visto che si ha più tempo da trascorrere in casa per le più disparate attività. Eppure, ci sono dei rischi potenziali che probabilmente non emergono a prima vista, ma sul lungo termine si stagliano in ogni caso all’orizzonte. Se il risultato è sindacabile, ad esempio, il tempo di lavoro non lo è, perlomeno a patto che venga svolto in un determinato ambito, sotto la direzione e supervisione del datore di lavoro.