Quante sono le probabilità che dallo stage portano all’assunzione in azienda con un contratto a tempo indeterminato? Ebbene, in base ad un sondaggio condotto da Isfol Orientaonline e da Repubblica degli Stagisti, i dati sono tutt’altro che entusiasmanti. Solo in poco più di un caso su cinque, infatti, lo stage si conclude con un contratto di lavoro; per la precisione, la percentuale ricavata dal sondaggio è pari a solo il 21,10%, il che significa che iniziano a lavorare dopo lo stage solo 21 persone circa su cento. Ma come? Ebbene, di questi 21 “fortunati” circa 7 riescono a “strappare” una collaborazione occasionale; circa 6 riescono a “conquistare” un contratto a progetto, altri sei un contratto a tempo determinato e solo due un contratto a tempo indeterminato. Di conseguenza, la probabilità di passare dallo stage al contratto a tempo indeterminato è per un candidato pari al 2%, ma dall’indagine Isfol Orientaonline – Repubblica degli Stagisti emergono anche altri dati interessanti.
Questa probabilità del 2%, infatti, tende a salire se a sostenere uno stage è un candidato che lo effettua quando ha terminato il proprio percorso specialistico di studi, mentre di norma i ragazzi spesso fanno il primo, il secondo ma anche il terzo stage ed oltre nel 19% circa dei casi. L’indagine Isfol – Repubblica degli Stagisti è stata effettuata sulla base di un campione di 3.000 stagisti presi a caso a fronte dell’esame di ben 5.000 stage, e fa emergere come a conti fatti lo stage in otto casi su dieci non possa essere considerato nel nostro Paese come un’opportunità per trovare lavoro, ma al più per accrescere il proprio bagaglio formativo e di competenze.
E visto che ogni anno in Italia vengono attivati almeno 400 mila stage, è chiaro che è più facile lavorare gratis o quasi per sei mesi in azienda piuttosto che trovare un posto di lavoro. Gli stagisti a conti fatti nel nostro Paese sono un vero e proprio esercito, e molti di questi, come mette in risalto l’indagine, sono dei veri e propri “stagisti seriali” in quanto ne hanno già sostenuti almeno tre, ma si trovano ancora a spasso non per demeriti, ma perché sappiamo tutti quali sono le criticità che attanagliano nel nostro Paese il mondo del lavoro.