Dalla figura del portiere tradizionale, presso appartamenti e condomini, a quella del portiere sociale. E’ con questo obiettivo che nella Regione Lombardia 361 persone, che sono state selezionate dall’Aler, frequenteranno un corso intensivo di formazione in grado di permettere alla figura del portiere tradizionale di acquisire specializzazione e di accrescere le proprie competenze professionali. A comunicare tale iniziativa è stato Domenico Zambetti, Assessore alla Casa della Regione Lombardia, ponendo l’accento sul fatto che il portiere sociale è quella figura che da un lato lavora per prevenire occupazioni abusive, atti di vandalismo ed azioni di disturbo, ma dall’altro deve essere in grado sia di individuare, sia di segnalare persone che hanno bisogno di informazione e soprattutto di assistenza. Il portiere sociale rispetto a quello tradizionale è quindi in tutto e per tutto un professionista che, tenendo conto che nel nostro Paese l’età media degli italiani tende ad aumentare, è in grado di vigilare ma anche di attivarsi nel sostegno alle persone più fragili e più deboli a partire dai non autosufficienti e passando per gli anziani e le famiglie in difficoltà.
Cosa deve fare quindi il portiere sociale oltre a “vigilare”? Ebbene, al riguardo proprio l’Assessore Zambetti ha sottolineato come alla nuova figura del portiere spetti il compito di fornire aiuti piccoli ma concreti quali l’accompagnare l’anziano dal medico, fare la spesa o pagare le bollette in linea con quella che è sia l’evoluzione del nostro sistema sociale, sia una necessità visto il progressivo invecchiamento della popolazione italiana.
Secondo l’Assessore alla Casa della Regione Lombardia, alla fine del corso saranno formate persone che potranno essere viste dai residenti come “persone di fiducia” in linea con l’obiettivo di promuovere un welfare che sia non solo all’avanguardia, ma anche dal volto umano e con capacità di indirizzare le famiglie in difficoltà e di affrontare le situazioni di disagio.