È stata approvata la bozza sulle linee guida per la conciliazione tra tempo di lavoro e quello di famiglia che era stata presentata dal Ministero del Lavoro alle parti sociali alcune settimane fa.
È un importante passo che permette di finalizzare e favorire la conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di famiglia, attraverso la modulazione e la flessibilità dell’orario di lavoro.
Già nei giorni scorsi il ministro del lavoro Maurizio Sacconi si era dimostrato abbastanza fiducioso
costituisce una discussione di base rivolta alle parti affinché si trovi un’intesa. Spero che il 7 marzo che anticipa la data emblematica dell’ 8 marzo, possa esserci l’intesa
L’accordo pone in evidenza i diversi strumenti disponibili al fine di favorire la conciliazione delle diverse esigenze toccando differenti aspetti: dai criteri di valutazione della produttività ai congedi parentali, dal telelavoro ad un uso più oculato e flessibile dell’orario di lavoro fino ad arrivare a definire anche il welfare aziendale.
Le parti firmatarie, ad esempio, si impegnano, in caso di rientro dalla maternità, ad assegnare la lavoratrice alle stesse mansioni o, in alternativa, ad attività equivalenti. Non solo, nell’accordo firmato sono presenti anche la possibilità di definire strumenti flessibili che permettano di attivare asili nido aziendali o a servizi di trasporto di tipo collettivo fino ad arrivare alla possibilità di utilizzare permessi individuali per l’inserimento dei bimbi alle scuole materne e al primo anno di scuola elementare.
L’accordo sottoscritto pone anche in evidenza la possibilità di stabilire una banca ore che permetta di utilizzare periodi di astensione dal lavoro modulando la propria attività su un determinato intervallo temporale.
La CGIL, pur firmando l’accordo, si è presentata al tavolo con una propria proposta alternativa finalizzata ad una maggiore occupazione femminile utilizzando strumenti di tipo creditizio, credito d’imposta, e l’estensione l’estensione dei servizi territoriali come i trasporti e gli asili nido, il sostegno alla modulazione flessibile dei tempi e degli orari di lavoro. Non solo, per il maggiore sindacato italiano è anche necessario definire strumenti di tutela per le lavoratrici precarie.