Nel nostro Paese i recenti dati sulla ripresa dell’occupazione non devono purtroppo essere interpretati come un’inversione di tendenza. L’ultimissimo rapporto della CGIL, relativo al mese di febbraio 2011, rivela infatti come la cassa integrazione nel nostro Paese sia tornata a crescere con un totale di ben 400 mila lavoratori coinvolti nei processi di CIG. Secondo quanto dichiarato da Vincenzo Scudiere, segretario confederale della CGIL, c’è bisogno che nel nostro Paese vengano messi a punto interventi finalizzati a sostenere sia i redditi da lavoro, sia quelli da pensione; inoltre, occorre frenare l’emorragia di licenziamenti facendo uscire dalla crisi sia quelle imprese che si trovano in amministrazione straordinaria, sia le molte migliaia di aziende che hanno attivato la cassa integrazione straordinaria. Insomma, c’è poco da stare allegri e, inoltre, il più grande Sindacato italiano, proprio in funzione dei dati di febbraio sulla CIG, sottolinea come ci siano tutte le ragioni per lo sciopero generale proclamato per il 6 maggio 2011 proprio sui temi legati al lavoro ed al fisco.
Nel dettaglio, dopo un mese di gennaio 2011 incoraggiante, la Cgil nel Rapporto sullo scorso mese di febbraio 2011 rivela come la cassa integrazione guadagni in Italia sia ripartita con un aumento congiunturale della Cig pari a ben il 17,2%; il tutto a fronte di un monte ore complessivo che si è attestato sopra quota 70 milioni con punte pesantissime di aumenti della Cig per quella in deroga e per quella straordinaria.
Per questo secondo Vincenzo Scudiere tornano ad affiorare anche per il 2011 numeri negativi che già lo scorso anno hanno portato alla parziale sospensione di oltre 2 milioni di lavoratori senza andare tra l’altro a contare tutti quelli in mobilità e con la disoccupazione ordinaria o ridotta. Per l’inversione di tendenza servirebbero di conseguenza interventi straordinari finalizzati ad agevolare nel nostro Paese i processi di riconversione industriale, così come il Governo, secondo il segretario confederale della CGIL, dovrebbe fare un passo indietro sulle rinnovabili per scongiurare rischi certi sulle aziende e sull’occupazione nel settore.