Gli immigrati nel nostro Paese “rubano” o no occupazione ai cittadini italiani? La domanda è d’obbligo visto che siamo in una fase caratterizzata da forti flussi migratori provenienti dai Paesi che s’affacciano sul Mediterraneo. In generale, ed in prevalenza, possiamo dire che nel nostro Paese gli immigrati sono impegnati in settori di attività ed in mansioni che gli italiani non vogliono più fare. Buona parte dei lavoratori immigrati è impegnata nel settore agricolo dove, in accordo con le ultime rilevazioni della Coldiretti, nel rapporto di uno su dieci i lavoratori sono stranieri. Trattasi, nello specifico, di un esercito composto da oltre 100 mila lavoratori che svolgono un’attività molto importante visto che garantiscono l’approvvigionamento alimentare sulle nostre tavole. Al riguardo l’Organizzazione degli agricoltori rileva per gli immigrati opportunità di lavoro crescenti nei cosiddetti distretti agricoli, ovverosia in quelle aree dove è prevalente un tipo di coltivazione.
E così i lavoratori immigrati in Lombardia sono impegnati in prevalenza negli allevamenti, in Trentino raccolgono le mele, nel veronese si occupano delle fragole, mentre nella Regione Friuli Venezia Giulia sono impegnati nella preparazione delle barbatelle. E poi ancora c’è la raccolta della frutta nella Regione Emilia-Romagna, e quella dell’uva nella Regione Piemonte. Il tutto a fronte, in queste Regioni, sottolinea la Coldiretti, di una presenza di lavoratori immigrati che rappresentano oramai una componente del tessuto sociale ed economico ben integrata.
Per questo secondo l’Organizzazione degli agricoltori il lavoro immigrato è indispensabile nel nostro Paese per portare avanti le produzioni made in Italy. Il tutto a fronte di forti richieste, da parte delle aziende agricole, di manodopera stagionale immigrata che parte dal periodo primaverile, e che termina di norma in autunno. In questi mesi i lavoratori immigrati si occupano della raccolta di frutta e di verdura, dei fiori e degli allevamenti, fino ad arrivare in autunno con la vendemmia.