Non si conclude la vicenda di Termini Imerese, anzi la situazione si fa sempre più complicata con una preoccupazione crescente che vede, da una parte, lavoratori e sindacato che vogliono difendere il loro posto di lavoro anche affrontando scelte difficili e riconversioni non troppo digeribili e, dall’altra, anzienda e rappresentanti dei datori di lavoro che hanno la necessità di dismettere uno stabilimento che non è più strategico per lo scacchiere Fiat: in mezzo sta il governo che deve mediare al fine di raggiungere un accordo che possa essere il più condivisibile da parte di tutti.
Solo per ricapitolare. Lo scorso 22 dicembre 2009, il Corriere della Sera online titolava
Marchionne: «Fiat ha piano ambizioso Dal 2012 basta auto a Termini Imerese»
E successivamente nel corpo dell’articolo
Il manager ha ribadito che lo stabilimento Fiat di Termini Imerese non produrrà più auto a partire dalla fine del 2011. Marchionne ha spiegato che la decisione è dovuta alle condizioni di svantaggio competitivo, difficoltà strutturali e costi eccessivi. «Lo stabilimento è in perdita, non possiamo più permettercelo», ha aggiunto. L’ad si è detto disposto a discutere «proposte di riconversione con la Regione Sicilia e i privati», mettendo a disposizione lo stabilimento.
Due anni dopo per arrivare al 16 febbraio 2011 dove tra le pagine di Avvenire online
Fiat, Termini Imerese: firmato l’accordo
È stato firmato oggi l’accordo di programma per la reindustrializzazione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che il gruppo automobilistico lascia a fine 2011. L’intesa, spiega una nota, prevede investimenti, pubblici e privati, per circa un miliardo e dovrebbe consentire l’avvio di 7 nuove iniziative industriali, di cui due sempre legate al settore automobilistico: una per produrre vetture di lusso ed una per la produzione di un’auto elettrica.
In realtà, dopo gli incontri preliminari con le aziende della short list individuata dal ministero dello Sviluppo la vertenza è in una situazione di estrema incertezza: nessun progetto è in grado di offrire risposte industriali ai lavoratori e al sindacato, una vicenda che deve concludersi al più presto per offrire ai 2.200 lavoratori delle risposte concrete che da 18 mesi sono in attesa di una svolta dopo l’annuncio dalla Fiat di lasciare il sito siciliano il prossimo 31 dicembre.
Per voce di Salvatore Bufalino della CISL siciliana
Se il programma di rilancio dell’area industriale di Termini Imerese, concordato al ministero dello sviluppo economico non si dovesse concludere con il totale reimpiego dei 2.200 lavoratori, attualmente impiegati tra lo stabilimento Fiat e l’indotto, sarà necessario rivedere la dismissione automatica dello stabilimento dopo la data del 31 dicembre 2011, decisa da Sergio Marchionne. Non è possibile che Fiat vada via senza che ci sia un programma preciso su quello che accadrà dopo