Di certo il contesto italiano, e quello europeo in generale, si trova in un grave momento economico che impongono delle scelte oculate e un contenimento della spesa pubblica tanto da non influire in modo diretto sul bilancio e sulle risorse assegnate allo sviluppo ecco perché diventa importante l’utilizzare al meglio i Fondi Strutturali che rappresentano, in ogni caso, delle risorse aggiuntive allo sviluppo.
Promuovere lo sviluppo è un imperativo categorico se vogliamo dare risposte e stimoli precisi all’intera economia e per farlo servono risorse e una serie politica economica capace di coinvolgere tutti i livelli della pubblica amministrazione e dell’iniziativa privata.
Ecco perché le politiche regionali diventano elementi fondamentali per incentivare il tessuto economico del Paese e di conseguenza la programmazione dei Fondi Strutturali europei, insieme con una politica delle risorse ordinarie, può incidere in modo sostanziale sull’intero flusso economico che coinvolge il territorio del Mezzogiorno e quello del centro-nord.
In realtà , la situazione è diversa e secondo il V monitoraggio condotto dalla UIL, la terza centrale sindacale italiana, sui Fondi strutturali europei dal Quadro strategico nazionale 2007-2013 ha posto in evidenza che occorre spendere il 137,9% in più rispetto a quanto speso nei 4 anni precedenti, percentuale questa che cresce al 163,4% nel Mezzogiorno.
In effetti, con un livello di spesa effettiva al 12,1% ed un livello di impegni abbastanza modesto (22,7%), con oltre di 9,8 miliardi di euro ancora da spendere da qui alla fine dell’anno, di cui 7,8 miliardi di euro nel Mezzogiorno, per evitare il disimpegno automatico delle risorse.
Ecco perché il CIPE, Comitato Interministeriale Per La Programmazione Economica, con deliberazione 11 gennaio 2011 ha indicato gli obiettivi, criteri e modalità di programmazione delle risorse per le aree sottoutilizzate e selezione ed attuazione degli investimenti per i periodi 2000-2006 e 2007-2013.
Questa Delibera indica, a determinate scadenze, il livello di impegni giuridicamente vincolanti e di spesa certificata da parte di tutte le Amministrazioni titolari di programmi operativi, per evitare disimpegni di spesa.
La possibilità , mantenendo il vincolo della territorialità , di riprogrammare nelle Regioni gli interventi a favore di altri programmi operativi che hanno che hanno definito capienza progettuale, oppure, nelle altre Regioni, di individuare Amministrazioni Centrali dello Stato quali organismi intermedi per l’attuazione.
Due casi emblematici: Sicilia e alcune zone del nord Italia.
In Sicilia con uno stato di pagamenti al 6,7% (579 milioni di euro su un totale di 8,6 miliardi di euro), e con 1,2 miliardi di euro da rendicontare nei prossimi mesi (più 212,1% rispetto a quanto speso al 2010).
Il Piemonte ha certificato alla Commissione il 21,7% del contributo e dovrà , entro la fine dell’anno spendere 360 milioni di euro (più 79,5% di quanto già rendicontato), mentre la Valle d’Aosta ha certificato un livello di spesa del 20,1% del totale dei fondi e dovrà certificare altri 22,6 milioni di euro entro la fine dell’anno (più 86,1%).