Per raccogliere la frutta e la verdura, e poi anche per la vendemmia, nel nostro Paese sono almeno 200 mila i giovani che, dall’1 giugno scorso, sono impegnati a lavorare nei campi grazie ai voucher, strumenti per la remunerazione del cosiddetto lavoro occasionale accessorio. A darne notizia è stata la Coldiretti in concomitanza con il rilascio dell’ultimo Rapporto sull’occupazione a cura dell’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, da cui è in particolare emerso come in Italia il tasso di disoccupazione continui a mantenersi stabile all’8%.
I voucher o buoni lavoro, così come prevede la normativa vigente, possono essere utilizzati per remunerare il lavoro occasionale accessorio dei giovani impegnati in campagna dall’1 giugno scorso; il tutto però a patto che il giovane abbia un’età compresa tra i 16 ed i 25 anni, e che risulti essere regolarmente iscritto ad un corso di studi. Per ogni 10 euro lordi pagati con i voucher, 7,50 euro sono di paga netta a favore del giovane, mentre la quota restante copre i costi del servizio, la copertura assicurativa ai fini Inail, nonché i contributi previdenziali dovuti all’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (Inps).
In accordo con quanto messo in risalto dalla Coldiretti, è l’agricoltura il settore economico dove in Italia, con una quota pari al 27% rispetto al totale, si fa uso dei voucher per la copertura dei picchi di manodopera stagionale richiesti proprio ogni anno nel corso dell’estate. Nel complesso trattasi di un importante strumento di accesso al mercato del lavoro; i giovani, ad esempio, possono fare le loro prime esperienze occupazionali e guadagnare dei soldi che poi possono magari tornare buoni per comprare i libri, per una vacanza o per pagare le tasse universitarie. Così come i cassintegrati, i pensionati e, tra gli altri, anche le casalinghe con i voucher possono integrare il loro reddito e migliorare il proprio tenore di vita.
e chi ha terminato gli studi ed è disoccupato, niente lavoro? Ennesima cagata all’italiana. Pensano agli studenti che hanno ben altro da pensare, invece che occuparsi dei disoccupati che vorrebbero lavorare!
Buonasera Claudio,
in che senso gli studenti avrebbero altro a cui pensare?