L’attuale situazione non è per nulla confortante. In tutti i Paesi europei i sindacati sono sul piede di guerra per evitare che le misure prospettate, o quelle che saranno prese, non ricadano solo sui lavoratori dipendenti e pensionati.
Di certo l’attuale momento economico non è per nulla confortante, ma la necessità del sindacato è coinvolgere tutte le risorse sociali ed economiche del Paese per meglio dividere gli impegni perchè dalla crisi si esce tutti insieme senza eccezioni.
In Olanda è scontro aperto tra chi intende innalzare l’età pensionabile e le compagini sindacali che non vogliono pagare il costo della crisi; in effetti, le due confederazione Fnv – Fnv Bondgenoten e Fvn Abvakabo – hanno respinto l’intesa tra governo, imprese e le tre principali centrali confederali olandesi, che porterà a 66 anni l’età pensionabile nel 2020 e a 67 nel 2025, con un referendum che ha visto i no prevalere con il 95%.
In Francia si sta continuando a diminuire il potere di acquisto dei dipendenti pubblici. Infatti, secondo i dati offerti dall’Ugff-Cgt dal 2000 a oggi i dipendenti della pubblica amministrazione hanno perso da un minimo di 180 ad un massimo di 538 euro al mese.
Non è immune nemmeno la penisola Iberica. Nella moderna Spagna le due organizzazioni Ugt e Ccoo non intendono condividere la volontà del governo di riformare la Costituzione imponendo l’obbligo di non sforare, dal 2020, il rapporto deficit-Pil oltre il 4%. Secondo il sindacato questo è un falso problema perché la vera necessità per la Spagna è la creazione di posti di lavoro e non di artificiose modifiche costituzionali.
Dopo Grecia, Irlanda, Italia e ora la volta del Portogallo che dovrà predisporre una manovra economica senza precedenti per avvalorare il maxi prestito dell’Unione Europea allo scopo di salvare l’economia portoghese. Secondo alcune indiscrezioni sono in gioco gli stipendi e le tredicesime del pubblico impiego insieme ad una riduzione dei dipendenti pubblici.