Le imprese italiane – e al loro interno anche quelle più giovani – hanno da tempo intercettato la Turchia quale uno dei partner commerciali preferenziali sul fronte dei mercati emergenti. Stando agli ultimi dati consuntivi ufficiali, infatti, l’export italiano nei confronti della Turchia avrebbe toccato e superato quota 8 milioni di euro durante il 2010: un volume d’affari che è ampio più o meno quanto quello della tanto più celebrata Cina, che nel corso della storia recente ha recuperato gradualmente terreno, colmano il gap che la separava nei confronti di Ankara.
Se il 2010 si è chiuso con risultati molto positivi per quanto concerne l’interscambio commerciale tra Turchia e Italia, lo stesso sembra potersi dire per quanto riguarda l’attuale 2011. Nei primi cinque mesi dell’anno, infatti, le esportazioni delle imprese italiane verso la Turchia hanno sfiorato la quota dei 4 miliardi di euro, ponendo pertanto le basi per il raggiungimento della replica dell’obiettivo 2010, anche nel corso del presente esercizio.
Temporalmente più vicini a noi sono i dati del mese di luglio, pubblicati pochi giorni fa dall’Istat, secondo cui il flusso di merci esportate in Turchia sarebbe cresciuto del 12,7% tendenziale nel settimo mese dell’anno, salendo in quarta posizione per quanto concerne il ritmo di crescita. Ottimo anche l’andamento delle esportazioni, che nello stesso periodo oggetto di considerazione sono cresciute di oltre 20 punti percentuali.
La Turchia si conferma pertanto come uno dei mercati di riferimento più importanti per le imprese italiane, con 74 milioni di potenziali consumatori (l’80% dei quali musulmani sunniti), con un’inflazione da diversi anni nella forbice dei 2,5 – 5 punti percentuali. All’interno dei confini turchi sono già presenti 700 imprenditori italiani, che alla “semplice” attività di esportazione hanno alternato quella dell’insediamento produttivo.
Attualmente, la Turchia ha un peso sul totale dell’export italiano pari al 2,4%.