In tempi di crisi, una delle poche notizie positive nel mondo imprenditoriale è relativo al ritmo di crescita delle c.d. “imprese rosa”, quelle attività imprenditoriali organizzate e gestite da donne, giovani e meno giovani, che con la loro spinta innovativa stanno permettendo il rilancio di molti settori del tessuto economico italiano.
A sostenere quanto sopra è stato, negli scorsi giorni, l’Osservatorio sull’Imprenditorialità Femminile di UnionCamere, secondo cui le imprese femminili sarebbero ora poco più di 1,43 milioni di unità, pari al 23,4% di tutte le imprese italiane regolarmente registrate presso le varie Camere di Commercio.
A sorprendere è tuttavia il ritmo di crescita di tali imprese: sempre secondo i dati forniti dall’Osservatorio, infatti, tra il mese di giugno 2010 e quello di giugno 2011, le imprese femminili in Italia sarebbero aumentate di quasi 9,9 mila unità, con un tasso di sviluppo di 0,7 punti percentuali, contro quello dei colleghi maschi, pari a 0,2 punti percentuali, e contro un incremento medio nazionale di 0,3 punti percentuali.
Su base regionale, i maggiori contributi all’imprenditorialità femminile provengono dal Lazio, dove le imprese “rosa” sono cresciute di oltre 2,1 mila unità. Dietro il Lazio si colloca la Lombardia, con un incremento di 1,4 mila unità e il Veneto, con uno sviluppo di 1,3 mila unità. In termini percentuali, invece, la regione più dinamica è senza dubbio la Calabria, con un tasso di crescita di 1,6 punti percentuali, davanti a Lazio, Toscana e Marche.
Sul fronte dei singoli settori, le nuove attività imprenditoriali femminili paiono concentrarsi prevalentemente sui settori dei servizi di alloggio e di ristorazione, dove sono andate a finire imprese rosa per un numero complessivo maggiore di oltre 3 mila unità rispetto allo scorso anno. Bene anche il settore delle attività immobiliari e varie attività professionali, scientifiche e tecniche.