Sono numerose le considerazioni che è possibile effettuare a margine dell’analisi dei dati forniti da Unioncamere circa lo stato di salute del mondo imprenditoriale italiano. Dati positivi per quanto concerne la dinamicità nelle nascite delle nuove imprese, specialmente di piccole o piccolissime dimensioni; dati negativi per quanto invece concerne l’andamento della mortalità delle stesse, che denotano estreme difficoltà da parte delle attività imprenditoriali italiani a superare lo scoglio del primo o dei primissimi anni di vita.
Stando a quanto afferma Unioncamere nel suo ultimo rapporto, infatti, nel corso dei primi dieci mesi del 2011 ci sarebbero state ben 340 mila nuove iscrizioni presso il sistema delle Camere di Commercio Italiane, contro un decremento di 285 mila unità, riferibile alla cessazione delle attività imprenditoriali, e alla cancellazione dal Registro delle Imprese e dai sistemi del network delle Camere di Commercio, in virtù della inoperosità dell’impresa stessa.
Alla luce del dato di cui sopra, pertanto, è possibile tracciare un saldo positivo nell’evoluzione delle attività imprenditoriali italiane, che possono contare un incremento in termini assoluti pari a 55 mila unità, in un anno di profonda crisi quale quello che si accinge a conclusione. Complessivamente, grazie anche a questo contributo, il numero delle imprese italiane sale a più di 6,1 milioni di unità, tenendo in considerazione sia le ditte individuali, che le forme societarie.
Il principale elemento negativo del report di Unioncamere è invece relativo alla mortalità per fallimento: sempre secondo le osservazioni dell’istituto, infatti, nei primi dieci mesi dell’anno hanno chiuso le attività per fallimento ben 10.323 aziende, con un ritmo di più di 1.000 al mese. In altri termini, se è pur vero che in Italia le imprese crescono con un ritmo superiore alle 5 mila unità ogni trenta giorni, nello stesso periodo di tempo “muoiono” per fallimento un quinto delle stesse.