Il Parlamento Europeo lo scorso 13 dicembre ha approvato la direttiva sul “permesso unico” che permetterà, ai lavoratori extracomunitari, di ottenere il permesso di lavoro e quello di residenza attraverso un’unica procedura. Gli Stati membri avranno due anni, dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Europea, per trasporre le nuove misure nelle legislazioni nazionali.
I cittadini extracomunitari, che lavorano legalmente nella UE, avranno diritti simili a quelli degli europei per quanto riguarda le condizioni di lavoro, la pensione, la sicurezza sociale e l’accesso ai servizi pubblici.
Con questo provvedimento un lavoratore extra-comunitario può ottenere il permesso di lavoro e di residenza accendendo ad un’unica procedura in un qualsiasi Paese europeo e rappresenta la conclusione di un percorso iniziato nel 2007 e si rivolge a qualsiasi lavoratore extra-comunitario e che consente di conseguire i diritti alla rappresentanza sindacale, alla sicurezza sociale e alla formazione professionale.
La Direttiva europea, però, concede ad un Paese membro di applicare restrizioni allo scopo di limitare l’accesso ai sussidi familiari e di disoccupazione ai lavoratori in possesso di un permesso valido per meno di sei mesi, di rifiutare la concessione del sussidio di disoccupazione alle persone che sono state ammesse nel Paese per motivi di studio e di restringere il diritto all’alloggio sociale per i cittadini extracomunitari che hanno un contratto di lavoro in corso.
Una conseguenza di tutto questo è la possibilità di ricevere la pensione anche nel Paese di origine alle stesse condizioni dei cittadini dello Stato membro in cui hanno maturato il trattamento previdenziale.
Non solo, la direttiva estende a tutti i cittadini extra-comunitari con un lavoro o registrati come disoccupati la possibilità di accedere ai corsi di formazione professionale e all’istruzione, anche se gli Stati membri potranno imporre condizioni per l’accesso alla formazione universitaria e professionale non direttamente collegata all’occupazione, come ad esempio la conoscenza della lingua nazionale.
La relatrice della proposta Véronique Mathieu osserva che
La direttiva è una risposta alla crisi di mano d’opera che si profila all’orizzonte europeo, rendendo possibile anche il controllo della mano d’opera. Oltre a semplificare le procedure per il permesso di residenza e di lavoro, il permesso unico permette di attribuire una serie di diritti comuni ai lavoratori di Paesi terzi e a quelli europei. L’uguaglianza di trattamento è il centro di questa direttiva