Le malattie professionali nel nostro Paese sono sia latenti, sia spesso mortali, e disegnano negli ultimi due anni una tendenza in forte rialzo con un +11% mentre, di contro, gli infortuni oramai da lungo tempo stanno facendo registrare un calo che può tranquillamente definirsi di tipo strutturale. Il dato, fornito dall’INAIL, mette in evidenza come nel nostro Paese quello delle malattie professionali siano un fenomeno insidioso ma anche difficile da quantificare. Secondo l’Istituto, infatti, il +11% segnato dalle malattie professionali nell’ultimo biennio non indica per forza che le condizioni di lavoro siano peggiorate, ma fornisce un quadro della situazione caratterizzato da una maggiore presa di coscienza ed emersione di tale fenomeno tanto subdolo quanto insidioso. Ma in quali settori è più alto il rischio di contrarre malattie professionali?
Ebbene, dai dati del Rapporto Annuale 2008 dell’INAIL emerge che i settori più a rischio sono quelli dell’industria e dei servizi, mentre più staccati come numero di casi c’è il comparto dell’agricoltura. Su tutte, la malattia professionale più frequente è la sordità, in ben un caso su cinque, ma l’INAIL rileva anche come ci siano malattie professionali con un tasso di crescita in forte aumento: dai problemi alla schiena a patologie dell’apparato muscolo-scheletrico e passando per l’artrosi e la cosiddetta sindrome del tunnel carpale con ben 1.500 casi.
In più, tra le malattie professionali, al ritmo di cinquecento casi all’anno, ci sono anche i disturbi sul lavoro di natura psichica legati in prevalenza al mobbing. Una trattazione a parte merita invece il capitolo delle malattie professionali legate ai casi di asbestosi; in merito l’INAIL sottolinea come trattasi di una malattia professionale tanto drammatica quanto sfuggente visto che ha dei periodi di incubazione lunghissimi, anche fino a quaranta anni. L’Istituto, in merito, ritiene e stima che il picco dei casi di malattie professionali da asbestosi sia raggiunto non prima del 2025.