Una delle novità più importanti dell’ultima ondata di provvedimenti sui camici bianchi rappresenta il capitolo delle assicurazioni. Ma come cambierà il rapporto tra i medici e i loro pazienti? E poi, è proprio vero che tutti i medici avranno l’obbligo di assicurarsi contro i rischi della propria professione? Andiamo a saperne di più in questo nostro approfondimento che parte dalla manovra di agosto 2011, quando venne introdotto – per tutti i professionisti – l’obbligo di stipulare una assicurazione idonea per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale.
L’obbligo introdotto nell’agosto 2011 da una prima riforma delle professioni, che sarebbe dovuto entrare in vigore nel 2012, è stato in realtà oggetto di una proroga all’agosto 2013. Un tempo che sarà certamente necessario per evitare squilibri tra l’obbligo di assicurarsi e i premi delle polizze delle compagnie. Il nuovo provvedimento stabilisce ora un meccanismo mediante il quale il premio da pagare aumenterà o diminuirà a seconda dei danni che il professionista avrà commesso, prevedendo nel contempo una precisa tutela per l’esercente la professione sanitaria che svolge l’attività attenendosi a protocolli diagnostici terapeutici, linee guida e buone pratiche.
“Se il professionista, infatti, si attiene a queste prassi risponderebbe dei danni solo «nei casi di dolo
e colpa grave». Ma non fi nisce qui” – ricorda il quotidiano Italia Oggi – “perché per la categorie più esposte a rischio professionale viene prevista anche l’introduzione di un fondo di solidarietà appositamente costituito e alimentato dal contributo dei professionisti che ne facciano espressa richiesta e da un’ulteriore partecipazione da parte delle imprese assicuratrici, non superiore al 4% del premio stesso”.
Per quanto concerne le altre principali novità della riforma, viene normata l’attività intramoenia con la possibilità per le Regioni di autorizzare le Asl ad acquisire spazi esterni per l’esercizio della libera professione. Questa può essere esercitata anche in studi in rete. Per i medici di base, scatta l’obbligo di aderire ad aggregazioni territoriali, a unità o reti di studi medici in modo da garantire i servizi a lungo orario.