Le rappresentanze dei lavoratori insieme ai dipendenti dello stabilimento dolciario di San Sisto a Perugia hanno deciso di rifiutare la proposta avanzata dalla dirigenza aziendale, noto anche come “patto generazionale”, di ridurre l’orario di lavoro del dipendente da 40 a 30 ore settimanali in cambio dell’assunzione del figlio.
Il possibile accordo proposto dalla dirigenza intendeva dare una risposta seria e coraggiosa alle maestranze sul fronte dell’occupazione giovanile. Il negoziato sull’organizzazione sul lavoro si è concluso senza considerare, al momento, questa proposta, in effetti, stando alle indicazioni fornite dalla CISL, attraverso il suo sito di riferimento, i sindacati del comparto – ossia Cgil, Cisl e Uil e la stessa Rsu aziendale – hanno deciso di declinare l’invito dell’azienda contrari a qualsiasi ipotesi di una sorta di contratto di famiglia. Infatti, secondo alcuni protagonisti del confronto non è possibile pensare di, al fine di offrire opportunità per i figli, si distribuire la precarietà.
La proposta avanzata della Nestlè nello scorso mese di giugno era da considere un caso studio; infatti, in caso di esito positivo sarebbe stata estesa anche alle altre aziende del gruppo. In realtà, a fine luglio la proposta aveva sollevato il massimo della reazione sindacale e dei dipendenti, con lo sciopero del 26 luglio.
Non solo, la rappresentanza sindacale dei dipendenti dello stabilimento di San Sisto, convinta della necessità di
portare produttività e lavoro, visto che delle 1.100 unità che lavorano alla Perugina, 260 sono part-time e 260 sono stagionali
Non solo, molti dipendenti sono ancora fortemente scettica a questo ricambio generazionale perché, un aspetto da non trascurare, alla Perugina non ci sono le condizioni per applicare un patto di ricambio generazionale, considerando che l’età media di chi lavora è di 38 anni.
Il sindacato ha concluso il confronto sottolineando che
Sulla base delle esigenze aziendali di maggior produttività si è concordato di superare lo strumento dello straordinario e di introdurre quello delle giornate a recupero, previsto dal contratto nazionale, strumento che garantirà una maggiore stabilità occupazionale per tutti i lavoratori