La Corte di Cassazione è intervenuto in un caso di riconoscimento dell’invalidità professionale stabilendo un principio che farà di certo discutere.
Infatti, la Cassazione, grazie alla sentenza n. 17438/2012, ha affermato che l’utilizzazione continuata, per motivi di lavoro, del telefono cellulare può essere definita come concausa di alcuni tumori.
Nel caso esaminato dalla Corte di Cassazione, si è riconosciuto una rendita per malattia professionale con invalidità dell’80% stabilita dalla Corte di Appello di Brescia, ritenendo che tra la individuazione di un tumore benigno al nervo trigemino sinistro e l’utilizzazione del cellulare per motivi di lavoro per dodici anni e per più di cinque ore di lavoro al giorno.
Nel caso di specie, la Corte di Appello di Brescia, aveva ritenuto di seguire le indicazioni del CTU nominato osservando in particolare quanto segue:
i telefoni mobili (cordless) e i telefoni cellulari funzionano attraverso onde elettromagnetiche e, secondo il CTU, “In letteratura gli studi sui tumori cerebrali per quanto riguarda il neurinoma considerano il tumore con localizzazione al nervo acustico che è il più frequente. Trattandosi del medesimo istotipo è del tutto logico assimilare i dati al neurinoma del trigemino”; in particolare era stato osservato che i due neurinomi appartengono al medesimo distretto corporeo, in quanto entrambi i nervi interessati si trovano nell’angolo ponto-cerebellare, che è una porzione ben definita e ristretta dello spazio endocranico, certamente compresa nel campo magnetico che si genera dall’utilizzo dei telefoni cellulari e cordless
Nella consulenza tecnica di parte i dati erano stati riassunti con una tabella alcuni studi effettuati dal 2005 al 2009 ed in tre era stato evidenziato un aumento significativo del rischio relativo di neurinoma.
La Corte d’appello di Brescia, infatti, condannò l’Inail a corrispondere al lavoratore interessato la rendita per malattia professionale prevista per l’invalidità all’80% malgrado la censura sollevata dall’lnail relativa agli studi utilizzati dal CTU poiché lo studio del 2000 dell’OMS si era basato su dati ancor più risalenti, non tenendo quindi conto dell’uso più recente, ben più massiccio e diffuso, di tali apparecchi e del fatto che si tratta di tumori a lenta insorgenza, risultando quindi più attendibili gli studi svolti nel 2009.