Si dovrebbe tenere lunedì prossimo a Roma un nuovo incontro, probabilmente decisivo, sul futuro dei lavoratori dell’Alcoa; il colosso dell’alluminio, nonostante le aperture del Governo, che ha varato di recente un provvedimento finalizzato ad abbassare le tariffe elettriche nelle Isole per i grandi consumatori di energia, sembra infatti intenzionato a proseguire con il proprio “disimpegno” dal nostro Paese.
Sembrano in particolare appesi ad un filo i destini di due stabilimenti, quello veneziano di Fusina e quello sardo di Portovesme. E proprio per oggi, in Sardegna, la Cgil, la Cisl e la Uil, in maniera unitaria, hanno proclamato lo sciopero generale contro la crisi nella Regione; decine di migliaia di lavoratori in corteo, compresi quelli di Alcoa, scendono in piazza per chiedere lavoro e per sostenere la causa non solo dei dipendenti dello stabilimento Alcoa di Portovesme, ma anche di quelli che nella Regione, in particolar modo nel settore industriale, stanno vivendo un momento di grande e grave incertezza.
Non a caso la Cgil, a sostegno dello sciopero, ha ricordato come nella Regione Sardegna le grandi multinazionali abbiano deciso di ristrutturarsi a causa della crisi e lasciare sul territorio “macerie sociali ed economiche“. Secondo il più grande Sindacato italiano, infatti, rischiano letteralmente di scomparire sul territorio comparti di produzione industriale come quelli relativi non solo all’alluminio, ma anche allo zinco ed al piombo. D’altronde il fatto che lo sciopero generale della “triplice” sia unitario è frutto dei pessimi numeri sull’occupazione attuale e sulle previsioni di quella futura: nella Regione Sardegna quasi una famiglia su cinque vive oramai sotto la soglia di povertà; e dopo i 30 mila posti di lavoro persi sul territorio nel 2008, nel biennio 2009-2010 altri 20 mila lavoratori rischiano di “saltare”.
E di certo la chiusura degli stabilimenti Alcoa sarebbe come una sorta di colpo di grazia per molti lavoratori che, con un’età tra i 40 ed i 50 anni, in un territorio “deserto” dal punto di vista di nuove opportunità occupazionali, farebbero fatica a pensare al futuro proprio ed a quello della loro famiglia. Queste persone, tra l’altro, andrebbero ad ingrossare l’esercito dei disoccupati in Sardegna, dove il tasso di disoccupazione, con un 14,1%, ben al di sopra della media nazionale, indica che ci sono quasi 100 mila persone che sono alla ricerca di un lavoro che non c’è.
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