Con l’entrata in scena della riforma del lavoro, i vecchi ammortizzatori sociali hanno subito una piccola rivoluzione. Considerato che le turbolenze sono imminenti, è bene prendere confidenza quanto prima con le Aspi e le mini Aspi, i nuovi strumenti di ammortizzazione sociale che il governo ha scelto di introdurre, al fine di costituire un valido sostegno nel tempo per quei lavoratori che si trovassero privi di una posizione da occupare.
Per quanto concerne la Aspi, questa riguarderà tutti i nuovi eventi di disoccupazione involontaria verificatasi a decorrere dal 1 gennaio 2016, e concernerà tutti coloro che hanno almeno due anni di anzianità assicurativa, e 52 settimane di contribuzione nel biennio precedente a quello di inizio del periodo di disoccupazione.
La durata di questa forma di ammortizzazione sarà pari a 12 mesi per i lavoratori fino a 55 anni di età e a 18 mesi per i lavoratori oltre i 55 anni di età. La misura sarà stabilita nel 75% della retribuzione mensile se non superiore, nel 2013, a 1.180 euro; se la retribuzione mensile è superiore a tale soglia, l’indennità sarà pari al 75% del predetto importo, e al 25% della differenza tra la retribuzione mensile e il livello sopra individuato. In ogni caso, l’indennità massima erogabile è pari a 1.119,32 euro mensili.
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Per quanto concerne le percentuali di spettanza, l’importo di cui sopra è attribuito al 100% per i primi sei mesi, all’85% per i successivi sei mesi e al 70% dopo il dodicesimo mese di funzione.
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Discorso diverso per la c.d. Mini Aspi, che dal 1 gennaio 2013 sostituirà l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti. Tale strumento sarà a beneficio di coloro che hanno almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi, e durerà un numero di settimane pari alla metà delle settimane dei contributi nell’ultimo anno. La misura sarà calcolata in maniera identica alla Aspi.