Dicembre è mese tradizionalmente florido per le assunzioni: complice lo shopping natalizio, sono sempre di più le piccole e le medie imprese (prevalentemente nel settore del commercio), che si affidano a lavoratori “a tempo” per poter sfruttare nel migliore dei modi il picco di consumo di fine anno da parte della clientela privata. Ma, appunto, di lavoratori a tempo si tratta.
E i lavoratori a tempo indeterminato? I posti “fissi” concretizzati nel mese di dicembre sarebbero solamente il 29% del totale. In termini più concreti, delle nuove 92 mila assunzioni che le aziende effettueranno in questi giorni (e fino al 31 dicembre 2010), poco più di 25 mila sarebbero a tempo indeterminato mentre la stragrande maggioranza sarà relativa all’adozione di una forma contrattuale più precaria.
Anche il mese di dicembre conferma pertanto il trend già in atto all’interno del mercato del lavoro italiano: le occupazioni sono poche, e quando ci sono, sono principalmente a tempo determinato, o con forme flessibili incapaci di garantire l’opportuna tranquillità e stabilità al lavoratore.
La brevità (nel caso di lavoro a tempo determinato) o l’incertezza (nelle ipotesi dei contratti di lavoro “precari”) riguarda inoltre tutti i segmenti produttivi. Stando a quanto rivela una recente indagine di Unioncamere, infatti, nel solo comparto dei servizi verranno assunte circa 69 mila persone, con una percentuale di posti fissi stabilmente sotto il 30% (28 su 10). Stesso discorso per gli altri settori, dove la percentuale di posti fissi sul totale si aggira intorno al 30%.
All’interno del macrosettore dei servizi inoltre, nel segmento dell’istruzione e dei servizi formativi il posto fisso è davvero una rarità. Nel segmento cui si è ora fatto cenno, infatti, solo il 12,2% dei nuovi assunti sarà intestatario di un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Una percentuale molto bassa, che si rispecchia altresì nel segmento della comunicazione.