È piuttosto netta l’opposizione dei professionisti senza cassa (gestione separata) contro la potenziale crescita delle aliquote sui contributi previdenziali INPS. Il disegno di legge di riforma del lavoro prevede infatti che l’aliquota dei co.co.pro. e delle partite IVA crescerà gradualmente dall’attuale soglia dei 27 punti percentuali ai futuri 33 punti percentuali, con approdo definitivo al 2018.
“Un aumento” – si legge nel commento di Giuseppe Lupoi, presidente del Colpa, Coordinamento delle libere associazioni professionali – “ingiustificato e iniquo, che rema contro i presupposti di crescita del governo e marca ancor di più la profonda diseguaglianza di trattamento dei lavoratori all’interno del mercato del lavoro italiano”.
“Da anni chiediamo che si ponga attenzione all’oneroso e crescente carico contributi imposto ai titolari di vere partite Iva, dando avvio a misure e interventi capaci di dare dignità e status a questi professionisti” – prosegue Lupoi – “Oggi i lavoratori autonomi sono ingiustamente inseriti nella gestione separata dell’Inps e ingiustamente confusi con i lavoratori parasubordinati (senza peraltro poter godere delle stesse tutele) e distanti anni luce dal trattamento previsto per i professionisti delle casse private (professioni ordinistiche) per i quali i versamenti contributivi non superano l’aliquota del 14%”.
Sostanzialmente concorde è anche il presidente dell’Int (istituto nazionale tributaristi), Riccardo Alemanno, che ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti e ai membri di governo, per evidenziare la diversità di trattamento. Gli interessati non escludono a questo punto nuove iniziative, domandando un incontro a breve termine con il ministro del Lavoro Elsa Fornero, al fine di “escludere i professionisti dall’incremento previsto dal ddl, con il carico contributivo già sopportato in questi anni più di tanti altri abbiamo fatto (e stiamo facendo) la nostra parte di sacrifici” – ha poi concluso Alemanno in una recente dichiarazione.
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