Nel corso degli ultimi tempi si sta parlando sempre più di frequente del bonus donne 2024. Si tratta di un contributo che ha come scopo principale quello di rendere più semplice e agevole il procedimento di assunzione di donne in tutto il territorio italiano. Nello specifico, è una misura che vuole incrementare il lavoro femminile specialmente nelle regioni dell’Italia meridionale.
Si tratta di un bonus che è stato approvato con il Decreto Primo Maggio e che prevede uno sgravio contributivo pari al 100%, che si può sfruttare per le assunzioni di una donna con un contratto a tempo indeterminato.
Questo esonero del pagamento dei contributi previdenziali che può essere sfruttato dai datori di lavoro per l’assunzione di lavoratrici donne svantaggiate con un contratto a tempo determinato può arrivare fino al limite massimo di 666 euro al mese per un massimo di due anni. Si tratta di un bonus che mira a rendere più effettiva la protezione del diritto di pari opportunità nel mondo del lavoro attuale.
C’è da mettere in evidenza come il bonus donne 2024 è sfruttabile solo da quei datori di lavoro privati che nel corso del periodo che va dal 1° luglio 2024 al 31 dicembre 2025 hanno assunto lavoratrici svantaggiate. Come inquadrare quest’ultima categoria? Si deve trattare di donne di qualsiasi età, che hanno la residenza nel territorio italiano e che non hanno lavorato in maniera regolare per almeno due anni. Tra l’altro, questo contributo, sempre per due anni, è rivolto anche alle donne disoccupate che vengono assunte nelle regioni che sono state inserite nella zona economica speciale unica per il Mezzogiorno. Si tratta, per chi non lo sapesse, di Calabria, Molise, Puglia, Campania, Abruzzo, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Nel caso in cui la donna disoccupata che viene assunta dovesse risiedere in queste regioni, è sufficiente che sia disoccupata solamente da 6 mesi e non da due anni.
Per quanto concerne il funzionamento del bonus donne 2024, va messo in evidenza come consente di ottenere un esonero totale del pagamento dei contributi previdenziali. C’è un aspetto da mettere in evidenza, ovvero che in questa misura non sono compresi i contributi che si riferiscono alle prestazioni pensionistiche che sono a carico del dipendente, così come le prestazioni INAIL.
È bene ricordare, infine, come le aliquote che si riferiscono alle contribuzioni di carattere pensionistico si aggirano intorno al 33%, di cui il 23,81% è sulle spalle del datore di lavoro, mentre il 9,19% risulta essere a carico del lavoratore.