La donna in maternità nel Contratto di Commercio

 Il Contratto di Commercio è stato rinnovato dal 1° gennaio 2011 con durata fino al 31 dicembre 2013.

In base a questo contratto e per aver diritto alla tutela prevista dalla legge 1204/71, le lavoratrici madri hanno l’obbligo di presentare al datore di lavoro, entro 30 giorni dal parto, il certificato sanitario di gravidanza e il certificato di nascita del bambino rilasciato dall’Ufficio dello Stato Civile.

In caso di maternità, le lavoratrici possano chiedere il congedo dal lavoro per i seguenti periodi: *dai due mesi precedenti la data del parto indicata nel certificato medico di gravidanza; *per il periodo che intercorre tra la data presunta del parto e il parto stesso; *per i tre mesi che seguono il parto; *per ulteriori sei mesi successivi ai primi tre, che diventano sette mesi per le lavoratrici madri che svolgono lavori pericolosi e faticosi; *per i giorni non goduti in caso di parto anticipato rispetto alla data presunta indicata nel certificato.

News Maternità e malattia dal 2012

 I cambiamenti apportati dal Decreto Legge Monti per gli iscritti alla Gestione Separata Inps.

Nuova legge nuove regole: dal 1° gennaio 2012 è stata introdotta l’indennità di maternità e malattia anche per le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata Inps.

Anche i liberi professionisti e i lavoratori con contratto a progetto, il cosiddetto co.co.co., hanno diritto all’indennità giornaliera di malattia e al congedo parentale, se però non sono titolari di altra pensione e se non sono iscritti ad altre forme previdenziali. Entriamo nel dettaglio per approfondire i cambiamenti apportati dal suddetto Decreto Legge Monti per l’anno in corso.

Certificazione dei requisiti per l’indennità di paternità

 Se il padre del bambino è un lavoratore dipendente ha diritto al congedo di paternità e quindi all’indennità dall’Inps.

Tuttavia ha l’obbligo di presentare al datore di lavoro e all’Inps una certificazione dei requisiti per l’indennità di paternità,* dalla quale risulti il suo diritto al congedo di paternità e alla relativa indennità.

Se la madre muore, il padre lavoratore deve allegare alla certificazione anche il relativo certificato di morte oppure una dichiarazione firmata se regolarmente coniugato con la madre morta oppure una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, se padre del bambino, ma non coniugato con la madre del bambino stesso.

Le tutele per il padre e il riconoscimento del congedo di paternità

 In questo spazio vogliamo approfondire quali siano le tutele del padre in caso di sua assenza dal lavoro per congedo di paternità e per il riconoscimento dello stesso congedo di paternità. Esaminandone i vari casi.

In caso di morte della madre, qualunque sia la causa del decesso, il riconoscimento del congedo di paternità è automatico e così anche dell’indennità Inps.

La conservazione del lavoro, i diritti del padre lavoratore

 Il padre lavoratore dipendente in congedo di paternità ha tutti i diritti riconosciuti alla madre nel caso di congedo obbligatorio per maternità.

Fra i diritti primari è il divieto di licenziamento per tutta la durata del congedo e fino a quando il bambino compie un anno. C’è il divieto assoluto di licenziamento e il diritto alla conservazione del posto. Anzi il licenziamento viene ritenuto nullo, a meno che non dipenda da giusta causa, come la cessazione dell’attività oppure la scadenza del termine di un contratto a tempo determinato.

Astensione dal lavoro e interdizione obbligatoria, diritti e vincoli

 L’indennità di maternità è un diritto della lavoratrice parasubordinata, ma con dei vincoli: la lavoratrice deve astenersi ”effettivamente” dal lavoro, non deve svolgere cioè nessuna attività lavorativa durante il periodo di congedo di maternità e di interdizione anticipata o prorogata.

È assolutamente vietato, infatti, anche per le lavoratrici parasubordinate, come per le lavoratrici dipendenti, svolgere qualsiasi tipo di lavoro durante il periodo di congedo di maternità e di interdizione anticipata o prorogata.

Si rende noto, per maggiore informazione alle interessate, che esiste l’obbligo di attestare l’astensione dal lavoro nella dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà per la lavoratrice e il committente, nel caso della lavoratrice a progetto, delle lavoratrici coordinate e continuative, delle lavoratrici che svolgono prestazioni occasionali o associante in partecipazione o della libera professionista,

Si ricorda ancora che per le lavoratrici a progetto vale la seguente norma: la sospensione del rapporto di lavoro per l’astensione obbligatoria conferisce alla lavoratrice il diritto alla proroga della durata del rapporto per 180 giorni, a meno che il contratto individuale non contenga migliori disposizioni. Per quanto riguarda il congedo di maternità, il periodo va da due mesi prima della data presunta del parto a 3 mesi dopo il parto, come per le lavoratrici dipendenti.

Requisiti contributivi per il diritto all’indennità di maternità o paternità

 Abbiamo già spiegato che le lavoratrici madri iscritte alla Gestione separata Inps hanno l’obbligo di versare un contributo aggiuntivo per poter accedere all’indennità di maternità.

Torniamo sull’argomento per chiarire che, al momento di presentazione della domanda di indennità, devono risultare accreditati almeno tre mesi di contributi nell’arco dei 12 mesi e prima dei due mesi che precedono la data presunta del parto. Per avere i tre mesi accreditati nei 12 mesi, i contributi versati dalla lavoratrice devono rispecchiare i criteri di accredito dei mesi della Gestione separata, al fine di acquisire altri diritti, ad esempio anche il diritto all’indennità di degenza ospedaliera.

Si ricorda, inoltre, che i contributi versati per l’anno in cui il lavoratore ha percepito gli emolumenti vengono accreditati a decorrere dal mese di gennaio dello stesso anno. Più chiaramente: se la lavoratrice parasubordinata ha effettuato nel 2011 una prestazione per la quale percepisce il compenso nel 2012, il versamento contributivo andrà a coprire l’anno 2012 e non il 2011. Il motivo è semplice: nella Gestione separata si segue il criterio di cassa.

Tutela della maternità per lavoratrici a progetto

 Le donne che lavorano con contratto a progetto, che siano libere professioniste senza cassa o lavoratrici parasubordinate, hanno diritto al congedo e all’indennità di maternità da parte dell’Inps. Naturalmente, per accedere a tali diritti, sono indispensabili precisi requisiti e seguire le modalità richieste. In primis: i requisiti contributivi.

Per quanto riguarda le modalità per presentare la domanda, vediamo in dettaglio quali siano le leggi che le regolano.

La legge tutela la lavoratrice per tutto l’arco temporale compreso fra il periodo della gravidanza e la nascita del bambino e dal primo anno del bambino per otto anni consecutivi. La donna in attesa ha diritto anche al congedo di maternità per cinque mesi, da distribuire nel periodo che precede il parto e in quello che segue il parto, secondo le esigenze. Durante il congedo di maternità la donna ha anche diritto ad una indennità di maternità da parte dell’Inps, in base al D. M. 12 luglio 2007.

Come mettersi in proprio

 Mettersi in proprio è il sogno di tanti giovani italiani, laureati e non, che desiderano approcciare al mondo del lavoro attraverso una libera professione che possa costituire il punto di arrivo di anni di studi e di sacrifici per ottenere una formazione e una competenza adeguata. Grazie ad alcune innovazioni degli ultimi anni (e, più recentemente, degli ultimi mesi), mettersi in proprio non è un’impresa titanica: società semplificate e regimi fiscali particolarmente convenienti sembrano poter concedere una interessante chance agli under 35 che desiderino poter approcciare al mondo del lavoro sotto l’ombrello giuridico di una partita IVA o di una società di capitali.

La più interessante novità recente è relativa alla società semplificata a responsabilità limitata: si tratta di società di capitali che si rivolgono esclusivamente alle società partecipate da under 35 che decidono di mettersi in proprio, ma magari non dispongono di capitali elevati. Tra i numerosi vantaggi riservati ai giovani che scelgono di costituire una ssrl, la possibilità di poter evitare un versamento minimo di capitale sociale (per le srl ordinarie sono necessari 10 mila euro) e un insieme di nuovi provvedimenti che tendono a velocizzare e rendere più economico il ricorso a questa forma giuridica.

Annunci di lavoro in forma anonima: come comportarsi?

 In mezzo alla varietà di annunci di lavoro che abbondano nelle pagine web e nei giornali, chi cerca lavoro può frequentemente incappare in tipologie di annunci in forma anonima. Molto spesso, infatti, gli interessati ad un’offerta professionale possono incappare in annunci nei quali non vengono indicate le generalità dell’azienda con la quale desidererebbero entrare in contatto.

Le dicitura “Azienda leader…” o “Gruppo leader nel settore…”, o ancora i casi in cui non vengono indicati gli estremi precisi dell’inserzionista, non sono certamente una rarità, soprattutto sul web. Anche se in molte ipotesi chi si cela dietro tali termini e denominazioni generiche è realmente un’azienda leader che necessita mantenere un maggior riserbo (poiché si rivolte a un’agenzia di lavoro), capita purtroppo che in questa tipologia di offerte rientrino anche delle false offerte, in cui improvvisati imprenditori hanno come unico obiettivo quello di sfruttare una posizione di debolezza contrattuale del malcapitato.

Come scoprire i contratti a progetto fraudolenti

 L’uso e l’abuso dei contratti a progetto è largamente diffusa nel nostro territorio. Eppure (o, forse, proprio a causa di ciò), dietro questa regolazione di rapporto di lavoro si celano diverse incongruenze legate ad attività fraudolente che comprendono l’evasione e lo sfruttamento dell’ignaro dipendente.

Introdotto nel 2003 con la Legge Biagi, il contratto di lavoro a progetto è stato a lungo utilizzato come se, sostanzialmente, si trattasse di un rapporto di lavoro subordinato, al fine di eludere le normative vigenti. Ma cosa è, in realtà, il contratto a progetto? E in che modo è possibile aggirare la normativa fiscale attraverso tale forma contrattuale?

Come difendersi contro i lavori truffa

 Lo scenario proposto dall’Unione Nazionale dei Consumatori  è quello del giovane, che dopo ripetuti fallimenti nel trovare un’occupazione, non si avvede del meccanismo che la truffa mette in atto, e cade inconsapevolmente nella trappola escogitata dal malfattore. Vittime predilette dei meccanismi truffaldini sembrano essere i giovani, la parte più debole e precaria dell’instabile mercato del lavoro nel quale ci troviamo.

“E’ spregevole fare leva sulle speranze di chi è alla ricerca di un’occupazione con il mero intento di ‘spillare’ soldi al malcapitato di turno” sostiene Massimiliano Dona, Segretario generale dell’UNC. L’inchiesta messa in atto dall’ UNC ha d’altronde rilevato le “fregature” più frequenti, originali e tradizionali: offerte di lauti guadagni per un lavoro che si può svolgere tranquillamente da casa, inserzioni on line con le quali vengono ricercati collaboratori finanziari, corsi di formazione a carico del lavoratore, realizzazione di book fotografici a prezzi esorbitanti.

Come evitare di cadere negli annunci di lavoro truffa

 Il fenomeno dei falsi annunci di lavoro, via web e non, è sempre più diffuso. Difendersi dalla giungla delle offerte false non è inoltre un’operazione sempre agevole, poiché  le strategie di comunicazione messe in atto da “pseudo aziende” sono accurate, e utilizzano efficacemente lo strumento della persuasione: il risultato è che, soprattutto in tempi di crisi anche la persona più arguta può incapparvi. Ecco allora una breve guida per riconoscere annunci falsi o pericolosi.

Il nostro consiglio è innanzitutto quello di diffidare da annunci in cui l’azienda non indica le sue generalità, ma semplicemente si propone come “leader nel settore”.  Pubblicare annunci anonimi in Italia è illegale (art.9 dlgs 276/2003). E’ consigliabile pertanto informarsi riguardo all’azienda, anche attraverso il Registro delle Imprese, prima di inviare il proprio cv.

Le regole per fare carriera

Riuscire a fare carriera non è facile; esistono però delle regole che potremmo provare a seguire e vedere se funzionano.

1) Parlare se si ha un problema

Il confronto diversamente da quello che forse si è soliti pensare, anche nel caso di contrasti con colleghi è sempre la soluzione migliore

2) Provare a proporre con garbo nuove idee

Si può provare a portare innovazione all’interno dell’azienda presso cui si lavora; l’importante è farlo sempre con gentilezza. Proporre nuove idee in questo modo verrà visto come un qualcosa che può solo fare bene all’azienda