Lavoro e malattia: i giorni di riposo sono sacri

 Il lavoratore stacanovista, che non si risparmia, che si porta magari il lavoro a casa, e che anche nel weekend si chiude in camera per risolvere un problema aziendale, e per presentarne orgoglioso le soluzioni al capo il lunedì mattina, rischia di attentare seriamente alla propria salute. Una ricerca effettuata da una Università americana, e pubblicata sul Journal of Social and Clinical Psychology, infatti, rivela come abbiano sostanzialmente ragione tutti quei lavoratori convinti che il fine settimana sia “sacro”, ovverosia da dedicare non al lavoro, ma alla cura dei nostri hobby e dei nostri interessi in tutta libertà. Dalla ricerca è emerso come il campione di lavoratori su cui è stato effettuato lo studio, a partire dal venerdì sera, ovverosia al termine della settimana di lavoro, abbia fatto registrare in media un maggior senso di benessere ed un forte abbassamento dei sentimenti negativi come la rabbia, l’ansia o addirittura la depressione. Per la ricerca, condotta su un totale di 74 lavoratori, è stato scelto un campione ampio in termini di età, dai 18 ai 62 anni e con un media settimanale di ore di lavoro prestate pari a 30.

Master e formazione ambientale: lavoro sicuro e di alto profilo

 In tutto il mondo, compresa l’Italia, si sta sviluppando a ritmi esponenziali il cosiddetto “mercato verde“, ovverosia quello che assorbe a livello occupazionale figure professionali specializzate nel settore dell’ambiente, della tutela del territorio e del risparmio energetico. Trattasi dei cosiddetti “green jobs” che, a detta di molti, rappresentano le professioni del futuro ed un volano per una crescita sostenibile dell’economia mondiale. Non a caso, in Italia l’Isfol, Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori, ha condotto un’indagine sulle “professioni ecologiche”, rilevando come i master e la formazione in questo settore, ovverosia quello ambientale, permettano, in otto casi su dieci, di trovare lavoro dopo appena un anno. Rispetto ad altre tipologie di master, chi lo ha concluso, ed ha trovato lavoro sul “mercato verde“, si è “sistemato”, nell’80% dei casi, nell’arco di sei mesi e con un’occupazione di alto profilo.

Lavoro: dopo la crisi, ecco le professioni del futuro

 Nulla sarà più come prima. Quando è scoppiata la crisi finanziaria, partita negli Usa con il collasso del mutui subprime, era questa la frase pronunciata da chi aveva già compreso come, dopo la “mazzata” del ’29, un’altra valanga stesse per arrivare e per modificare radicalmente l’economia, lo stile di vita e la visione del futuro. Non sfugge a questa “rivoluzione” neanche il mercato del lavoro, soprattutto per chi lo ha perso negli ultimi due anni e pensa magari di rientrare nello stesso settore perché è l’unica cosa che si è in grado di fare. D’altronde, chi ha fatto per dieci, quindici anni, il manager o il “team leader“, difficilmente è disposto e propenso a trovare un’occupazione in altri ambiti. Ma in futuro dovremo prepararci, ancor di più rispetto al passato, a migliorare la nostra specializzazione, ma anche a mantenere un adeguato grado di formazione, a sperimentare nuove professioni, ed a cambiare lavoro anche più volte nello stesso anno.

Voucher: cosa sono e a cosa servono

 I voucher o buoni lavoro sono degli strumenti che permettono di regolarizzare e regolamentare, a norma di Legge, il lavoro di tipo accessorio, ovverosia il cosiddetto lavoro occasionale. I voucher sono stati ufficialmente introdotti e disciplinati in Italia con un apposito Decreto, poi convertito in Legge, nel 2008; all’inizio i buoni lavoro servivano per le prestazioni di lavoro occasionale in agricoltura, con una fase sperimentale che ha in particolare interessato la vendemmia, nell’anno 2008, e categorie di lavoratori come gli studenti ed i pensionati, i quali hanno così potuto incrementare il proprio reddito per pagarsi ad esempio gli studi, o per incrementare col lavoro accessorio magari una pensione troppo bassa. Dopodiché i voucher sono stati estesi in agricoltura a tutto il lavoro di tipo stagionale, come ad esempio la raccolta dei pomodori, sempre a favore di studenti e pensionati; allo stato attuale, inoltre, il lavoro occasionale accessorio è stato esteso sia per le prestazioni occasionali nel settore del commercio, dei servizi e del turismo, sia per il lavoro occasionale domestico.

Trovare lavoro in Francia: Guida su come fare

 Come trovare lavoro in Francia? Ebbene, da questo punto di vista si può dire che tutto il mondo è paese, visto che i canali e le modalità per trovare un posto di lavoro, magari sotto la Tour Eiffel, sono sostanzialmente identici all’Italia. Quando ci si reca in un Paese straniero, a cercar fortuna, la prima limitazione è quella legata al fatto che magari non si hanno “conoscenze”; un’altra limitazione è quella relativa alla lingua. Se non si parla un francese fluente le difficoltà per potersi “accasare” a Parigi, Nantes o Marsiglia aumentano e spesso possono essere anche insuperabili; di conseguenza, chi conosce la lingua e vuole lavorare in Francia ha di norma più possibilità di trovare lavoro e di sostenere colloqui che poi sfocino a conti fatti in un‘assunzione. E allora, prima di mettersi in viaggio, magari alla cieca, è bene innanzi tutto crearsi dei canali sfruttando la rete Internet.

Pensioni: la maggiorazione al milione delle vecchie lire

 Da qualche anno, e precisamente dall’1 gennaio del 2002, è stata introdotta nel nostro Paese una misura finalizzata a migliorare e, quindi, ad integrare, la pensione a favore di tutte quelle persone che, rispettando opportuni requisiti, vivono in condizioni di disagio economico al punto da non avere mensilmente entrate corrispondenti al cosiddetto “minimo vitale”. Questo beneficio è più comunemente noto come integrazione della pensione “al milione”, ovverosia al milione delle vecchie lire che, in euro, corrispondono a 516,46 euro al mese di prestazione pensionistica. Questo era, nello specifico, l’importo pagato dall’Inps a beneficiari nel 2002, ma questo di anno in anno si è rivalutato fino ad arrivare, per il 2009, a 594,64 euro pagati per tredici mensilità.

Lavoratori domestici: come e quando pagare i contributi

 I contributi da versare all’Inps, a cura del datore di lavoro, per i collaboratori domestici, hanno una cadenza trimestrale; i versamenti, infatti, devono essere effettuati sempre e comunque dal primo al decimo giorno dalla conclusione del trimestre solare, altrimenti scattano le sanzioni sia nel caso di omesso versamento, sia nel caso di versamento parziale o tardivo, anche se il ritardo risulta essere pari ad un solo giorno. Se però il giorno dieci del mese successivo alla chiusura del trimestre è festivo, o trattasi di una domenica, la scadenza viene automaticamente prorogata al giorno successivo. Per fare un esempio, al fine di fissare le idee, il versamento dei contributi per i lavoratori domestici del secondo trimestre, ovverosia il periodo aprile-giugno, deve essere effettuato a partire dall’1 luglio ed entro e non oltre il 10 luglio. Rispetto al passato, sono tante le modalità con cui è possibile saldare regolarmente i contributi dei lavoratori domestici: il bollettino postale, debitamente compilato, si può infatti pagare presso un qualsiasi ufficio postale oppure direttamente online dal sito Internet dell’Inps dopo essersi regolarmente registrati con Poste Italiane.

In crescita i settori del benessere e della cosmesi

L’anno nuovo è appena iniziato e quello che ci auguriamo è che da un punto di vista lavorativo possa essere migliore del 2009. Ci piacerebbe leggere notizie positive come ad esempio la diminuzione del tasso di disoccupazione.
Secondo voi esistono dei settori sui quali sarebbe utile e conveniente investire? Secondo me, sì. E questi sono i settori del benessere e/o della cosmesi. Infatti proprio per le feste appena trascorse pare che uno dei regali richiesto da molti riguardasse proprio questo settore .. D’altra parte non possiamo non ricordare che proprio noi italiani siamo tra i maggiori consumatori di prodotti cosmetici (in questo caso si può parlare addirittura di bulimia da cosmetici e non è di certo un record di cui andare fieri). Crisi o non crisi  indomma di uscire in disordine non se ne parla proprio.

Vita da freelance: come organizzare la giornata

Sempre prendendo spunto dall’inserito contenuto all’interno di Donna Moderna vediamo come chi lavora da freelance dovrebbe organizzare la giornata.

1) Anzitutto è fondamentale stilare una sorta di planning dettagliato: infatti senza orari da rispettare si corre il rischio di perdersi in cose inutili. Come rispettare le scadenze? Scrivendo su un foglio tutto quello che va fatto entro la fine dell’orario e spuntare le varie voci mano a mano che vengono concluse
2) Programmare i momenti di recupero: fare in modo quindi che il lavoro non vada ad invadere ogni attimo della giornata. Igor Graziato, psicologo del lavoro a Torino a questo proposito dice

come si programmano le ore di lavoro, si devono prevedere anche quelle destinate allo svago e alla famiglia che vanno rispettate al pari delle prime

3) Assecondare i ritmi: come sappiamo, sebbene appena sveglie la mente si fresca e riposata non è detto che si riesc a dare il meglio proprio in questa parte della giornata

Lavorare nelle imprese sociali: opportunità di crescita e di sviluppo

 Per trovare lavoro nel nostro Paese non è strettamente necessario rivolgersi ad imprese fortemente orientate al profitto, e che magari ogni tanto, in alcuni casi molto spesso, escono dai canoni e dai criteri della responsabilità sociale. In Italia, infatti, c’è un settore, quello delle imprese cosiddette “sociali”, che “smuove” la bellezza di dieci miliardi di euro in termini di fatturato a fronte di 350.000 lavoratori per complessive 15.000 realtà imprenditoriali impegnate in questo comparto. E’ questa, in estrema sintesi, la fotografia scattata da Iris Network in un Rapporto da cui è tra l’altro emerso come il potenziale di crescita e di sviluppo per questo settore siano non indifferenti. Ma cosa serve, specie ai tempi della crisi, affinché il modello dell’impresa sociale possa ulteriormente espandersi?

Lavoro e collaborazioni precarie: non sempre la flessibilità è uno svantaggio

 Il lavoro e le collaborazioni precarie, pagate e non pagate, dagli stage ai tirocini e passando per il lavoro atipico ed occasionale, non sempre sono un’occasione per fare esperienza e poi magari ricominciare a cercare, spesso con ansia e frustrazione, un posto di lavoro stabile. Molte imprese, e non è di certo una novità, sfruttano la flessibilità attualmente offerta dal mercato del lavoro in Italia per reclutare forza-lavoro, anche molto qualificata, a basso costo o spesso anche a costo zero. Vi sarete di certo imbattuti in annunci su Internet dove si richiedono figure altamente specializzate, magari per un periodo di soli tre mesi, e l’unica cosa che offrono è il ticket pasto!

Trovare lavoro: corsia preferenziale per i “raccomandati”

 Per chi è attualmente disoccupato molto spesso trovare lavoro può essere un’impresa ardua, e non sempre a causa del titolo di studio o della scarsa esperienza maturata in ambito lavorativo. Con l’inasprimento della crisi, infatti, sono cambiati, spesso radicalmente, i criteri di selezione e di reclutamento, e non sempre chi ha una laurea “importante”, come ad esempio ingegneria, riesce a trovare lavoro con facilità. Le PMI si stanno ristrutturando attraverso una pianificazione di assunzioni mirate, con un tasso di qualifica più elevato rispetto al passato, ma anche con un maggior grado di “conoscenza”. E’ infatti in crescita la tendenza ad assumere su “segnalazione” o sulla base di una “conoscenza” pregressa, magari maturata in passato in azienda a seguito di uno stage. A parità di curriculum, infatti, l’impresa molto spesso preferisce assumere il candidato “raccomandato“, ovverosia magari segnalato da un fornitore o da un amico di fiducia del titolare d’impresa.

Lavoro e Internet: basta la posta elettronica per perdere il posto

 In passato Internet, un po’ ovunque nel mondo, è stato utilizzato dai lavoratori molto spesso a proprio uso e consumo, ovverosia per scopi personali e con finalità assolutamente estranee all’azienda. Chi giocava a poker online nelle ore più “calde” dell’attività d’impresa, chi controllava i prezzi delle azioni in Borsa comprate il giorno prima, e chi visitava siti per adulti. Al giorno d’oggi c’è ancora chi questo utilizzo lo fa a proprio rischio e pericolo, o se lo può permettere magari perché è il capo e nessuno può dire o si permetterebbe di dire qualcosa, ma con l’avvento dei social network è scattato una sorta di allarme planetario che ha portato a “blindare” le reti aziendali sia attraverso dei filtri, sia attraverso una tracciatura ed una mappatura della navigazione in rete di tutti i dipendenti. E se molto spesso Internet è utile, è uno strumento strategico per trovare lavoro, allo stesso modo la Rete può farci perdere il posto; insomma, a volte chi di Internet colpisce di Internet perisce.

Studenti e lavoratori: piace il trasferimento all’estero

 I giovani studenti ed i giovani lavoratori italiani sono attratti dal trasferimento all’estero, anche in maniera permanente per motivi non solo di studio, ma anche per effettuare uno stage o per fare delle esperienze professionali in grado di arricchire il proprio curriculum. Ma quali sono le motivazioni per cui avviene tutto ciò? Ebbene, al riguardo l’Isfol ha presentato un’ultimissima indagine nazionale su un campione di ben 25 mila persone aventi un’età compresa tra i 15 ed i 45 anni; la metodologia utilizzata, tra l’altro, non è stata quella “CATI“, ma quella “Computer Assisted Web Interview” (CAWI), permettendo così al soggetto intervistato di poter compilare il questionario in maniera autonoma e senza l’intervento, l’ausilio e l'”interferenza” dell’intervistatore.