Lavoro stabile e non precario: lo trovi in banca

 Per le banche, negli ultimi due anni, nonostante la crisi economica e finanziaria, non è emersa alcuna “questione precariato”; ad affermarlo è l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, la quale nel consueto Rapporto annuale sul tema ha messo in evidenza come alla fine del 2008 nel sistema bancario ci fossero oltre 343.000 dipendenti, e di questi ben il 95,4% con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Non a caso, quello bancario resta uno dei comparti più ambiti per trovare lavoro, specie da parte dei giovani, ma in ogni caso “entrare in banca” non è di certo diventato più facile rispetto agli anni scorsi, e la diffusione della tecnologia e dell’home banking non impone oramai alle banche l’adozione di massicci piani di reclutamento. Dal Rapporto ABI 2009, inoltre, emergono altri due dati interessanti: il primo è quello relativo al curriculum dei dipendenti bancari, con il 32% di questi che, in base ai dati di fine 2008, risultava essere laureato; il secondo dato interessante è quello relativo al divario tra dipendenti bancari uomini e dipendenti bancari donna.

Lavoro e crisi: i contratti flessibili penalizzano i giovani

 Gli ultimissimi dati rilasciati dall’Istat nella giornata di ieri, sull’andamento del mercato del lavoro, rivelano che nel nostro Paese è aumentata la disoccupazione, e che i senza lavoro hanno raggiunto la quota dei due milioni. Il tasso di disoccupazione in Italia è così salito all’8% ma al di sotto della media europea, sebbene lo stesso non si possa dire per quella giovanile che  in Italia è più alta rispetto all’eurozona. Ad affermarlo è stato il segretario confederale della Cisl Giorgio Santini, il quale, di conseguenza, ritiene che a favore dei giovani, penalizzati dai contratti flessibili, si debba fare di più sia migliorando l’indennità per i co.co.pro, ed in particolare i requisiti di accesso, sia gestendo al meglio i percorsi legati alla scuola, alla formazione ed al lavoro.

Lavoro precario: indennità fino a 4.000 euro per i co.co.pro

 Grosse novità in arrivo per i lavoratori precari, ed in particolare per coloro che hanno perso il posto di lavoro con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa a progetto. Nell’iter di approvazione della Legge Finanziaria 2010, infatti, c’è in discussione un sostanzioso pacchetto di proposte a sostegno del reddito, ed in particolare a favore di chi è disoccupato, tra cui quella che prevede l’erogazione di un assegno una tantum di sostegno al reddito, a favore del co.co.pro licenziato o con contratto scaduto e non rinnovato, pari a ben 4.000 euro, ovverosia il doppio rispetto a quanto era stato stabilito dal Governo in precedenza. Il beneficio, in particolare, viene calcolato sul 30% del reddito conseguito dal lavoratore co.co.pro nell’anno precedente, fermo restando l’applicazione di un massimale pari ad un assegno di 4.000 euro.

Dipendenti pubblici: assunzione con giuramento di fedeltà alla Repubblica

 Per poter essere assunti nella Pubblica Amministrazione, i lavoratori, nel momento in cui inizieranno a prestare servizio, dovranno contestualmente, pena il licenziamento, prestare in futuro giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana. Questo è, in particolare, quanto prevede il “Titolo II” del disegno di Legge Brunetta collegato alla Finanziaria, nel quale si legge altresì, tra l’altro, che il dipendente pubblico fresco di assunzione, oltre a prestare giuramento, deve allo stesso modo giurare di essere un leale osservante sia della Costituzione, sia delle Leggi dello Stato italiano. Questa norma è stata introdotta e voluta dal Ministro Brunetta sia per rafforzare la coscienza civile del nostro Paese, sia per valorizzare ulteriormente la figura del dipendente della Pubblica Amministrazione, il quale deve assolvere ai propri doveri per il pubblico bene e sempre nell’interesse dell’Amministrazione per cui presta servizio.

Lavoro Roma: Bando per assunzioni a tempo indeterminato

 A Roma e Provincia, a sostegno dell’occupazione nelle imprese, è nuovamente scesa in campo anche la Camera di Commercio locale, la quale ha messo a punto un Bando finalizzato ad agevolare ed incentivare l’assunzione con contratto di lavoro stabile, ovverosia a tempo indeterminato. Grazie al Bando, infatti, le imprese di Roma e Provincia, regolarmente iscritte alla Camera di Commercio, e perfettamente in regola con gli adempimenti di natura previdenziale a favore del proprio personale dipendente, possono ottenere un contributo di trasformazione del contratto di lavoro, da tempo determinato a tempo indeterminato, pari a ben 5.000 euro. Al beneficio possono accedere le piccole aziende, quelle che hanno al massimo cinquanta dipendenti, le quali possono avvalersi del contributo per stabilizzare fino a cinque lavoratori, ragion per cui il contributo massimo ammissibile ed ottenibile per ogni singola impresa è pari a ben 25.000 euro.

Posto fisso: un “sogno” durato meno di 48 ore

 A distanza di tre giorni dalle dichiarazioni di Giulio Tremonti, Ministero dell’Economia e delle Finanze, sulla preferenza per il posto fisso rispetto a quello “flessibile”, il “sogno” del lavoro stabile è già sfumato. Il Ministro Tremonti, infatti, ha raccolto in sostanza solo l’appoggio del Premier Berlusconi e dei Sindacati, mentre sia gli altri Ministri della squadra di Governo, sia, tra l’altro, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, hanno lasciato intendere come il diritto al posto fisso sia oramai un retaggio del passato. In merito è stato molto critico il giudizio di Fulvio Fammoni, segretario confederale della CGIL, il quale ha dichiarato come da un lato fosse facile prevedere che il dibattito sui lavoratori precari si chiudesse in meno di 48 ore, e dall’altro come con quanto accaduto il Governo mostri ancora una volta la chiara volontà a non agire nel contrasto al precariato.

Posto fisso o flessibilità? Tremonti abbandona modello americano

 Negli ultimi anni il lavoro in Italia è diventato sempre più flessibile. Prima di passare al contratto a tempo indeterminato, quando si raggiunge, oramai occorre fare una lunga trafila: dopo aver passato cinque o più anni sopra i libri a studiare, e dopo aver conseguito la sospirata laurea, di norma si parte con uno stage, e poi se si è subito “fortunati” si riesce ad essere inseriti con un contratto a tempo determinato. Questo negli anni ha creato un vero e proprio esercito di precari, giovani e meno giovani, e di questi ogni anno solamente una piccola quota parte riesce a “strappare” un contratto di lavoro stabile. E se i lavoratori sognano e tifano per il posto fisso, anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, sembra pensarla allo stesso modo; intervenuto ad un convegno della Bpm, infatti, il Ministro ha dichiarato che tra flessibilità e posto fisso è meglio un lavoro stabile per la nostra economia, per la stabilità sociale, e per potersi costruire un futuro.

Indennità di carriera: spetta anche ai precari della scuola

 Nei giorni scorsi, durante la festa del Pdl, il Ministro dell’Istruzione, dell’università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, aveva smorzato ogni entusiasmo ed ogni speranza di regolarizzazione per i tantissimi lavoratori precari della scuola, sottolineando come fossero troppi e come di conseguenza, stabilizzando tutti quanti, si sarebbe verificato il fallimento della scuola statale. Ebbene, per i lavoratori precari è arrivata una vittoria, forse storica, dalla città Treviso, dove il Giudice del lavoro ha stabilito che anche i precari della scuola hanno diritto all’indennità di carriera. Nel dettaglio, come riporta tra l’altro il Corriere.it, circa trecento lavoratori precari della scuola hanno presentato un ricorso contro il Ministero dell’Istruzione dopo essere stati assunti per anni, più volte e purtroppo, con un contratto di lavoro a tempo determinato.

Lavoro occasionale: tutto in regola con i “voucher”

 Aumenta in Italia l’utilizzo dei “buoni lavoro“, detti anche “voucher“, per la regolarizzazione di prestazioni di lavoro occasionale e stagionale in settori come l’agricoltura, il turismo ed i servizi. I buoni lavoro, sperimentati in passato durante la vendemmia in agricoltura, stanno quindi attirando sempre di più l’attenzione dei datori di lavoro, i quali possono far fronte ai picchi di produzione reclutando personale utilizzando i “voucher” che tutelano il lavoratore e mettono l’imprenditore al riparo da rischi legati ad ispezioni. In passato, infatti, molto spesso l’assunzione di manodopera occasionale e stagionale per l’imprenditore poteva essere molto costosa, ragion per cui si assumeva in nero con tutti i rischi che ne conseguono per il lavoratore.

Il contratto di apprendistato

Torniamo a parlare di contratti di lavoro prendendo in esame il contratto di apprendistato. Si tratta di un contratto in piena regola in cui il lavoratore percepisce uno stipendio da parte del datore di lavoro. Datore di lavoro che si impegna a fornire le competenze necessarie per la crescita professionale del lavoratore.

La legge Biagi del 2003 ha individuato tre principali tipologie di contratto di apprendistato:

1) Quello per il diritto – dovere di istruzione e formazione. I destinatari sono i più giovani ed è stato creato per consentire loro una facilità maggiore di accesso al mondo del lavoro. Ha una durata massima di 3 anni.

2) Un apprendistato cosiddetto professionalizzante. Destinatari in questo caso sono i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Questo tipo di apprendistato permette di ottenere una qualifica grazie ad una formazione sul lavoro. Può durare da 2 a 6 anni.

3) Il terzo tipo di apprendistato riguarda  invece un diploma o un percorso di alta formazione.

I contratti di lavoro: quali sono?

 C’era una volta il tanto desiderato posto fisso. Nel 2009 la possibilità di un posto fisso e magari anche a tempo indeterminato è sempre più un’utopia. Proprio per questo sta nascendo un nuovo esercito di lavoratori che oltre ad essere precari devono essere anche flessibili ed adattarsi alle mutevole condizioni di lavoro che il mercato propone.

Esistono diversi tipi di contratto che possono variare sia a seconda dell’ambito di lavoro, sia a seconda delle esigenze (dell’azienda ma anche del lavoratore).

Vediamo insieme le varie tipologie.

Il contratto a progetto. Introdotto dalla Riforma Biagi per cercare di ovviare in parte al lavoro in nero ed anche ai vari tipi di collaborazione (i famosi CO.CO.CO) che spesso si rivelati essere dei veri e propri contratti di lavoro dipendente. Chi lavora con contratto a progetto viene considerato come un lavoratore autonomo: la sua attività si può infatti ricondurre alla realizzazione di un progetto (oppure a parte di esso). Attività che il lavoratore deve poter svolgere in maniera del tutto autonoma. Durante un’eventuale gravidanza, una malattia oppure un infortunio il rapporto di lavoro si sospende. In caso di gravidanza il rapporto di lavoro viene prorogato per 180 giorni. Il contratto a progetto deve essere redatto in forma scritta. Siamo sicuri che i CO.CO.CO siano realmente scomparsi?