Voucher: cosa sono e a cosa servono

 I voucher o buoni lavoro sono degli strumenti che permettono di regolarizzare e regolamentare, a norma di Legge, il lavoro di tipo accessorio, ovverosia il cosiddetto lavoro occasionale. I voucher sono stati ufficialmente introdotti e disciplinati in Italia con un apposito Decreto, poi convertito in Legge, nel 2008; all’inizio i buoni lavoro servivano per le prestazioni di lavoro occasionale in agricoltura, con una fase sperimentale che ha in particolare interessato la vendemmia, nell’anno 2008, e categorie di lavoratori come gli studenti ed i pensionati, i quali hanno così potuto incrementare il proprio reddito per pagarsi ad esempio gli studi, o per incrementare col lavoro accessorio magari una pensione troppo bassa. Dopodiché i voucher sono stati estesi in agricoltura a tutto il lavoro di tipo stagionale, come ad esempio la raccolta dei pomodori, sempre a favore di studenti e pensionati; allo stato attuale, inoltre, il lavoro occasionale accessorio è stato esteso sia per le prestazioni occasionali nel settore del commercio, dei servizi e del turismo, sia per il lavoro occasionale domestico.

Chirurgia plastica ed estetica: lavoro e business non conoscono crisi

 Nel nostro Paese sono all’incirca un migliaio le persone iscritte alla Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, la Sicpre, e che quindi potrebbero sulla carta esercitare la professione. Pur tuttavia, le persone che lavorano nel business del “ritocco” in Italia sono tra i tre ed i quattromila, da cui ne consegue che ci sono dai mille ai duemila professionisti del “ritocco” rigorosamente “improvvisati“, ovverosia privi di specializzazione. Quella del chirurgo estetico, tra l’altro, è una professione che, con o senza titolo, negli ultimi anni non ha conosciuto crisi, e che è caratterizzata da una persistente ed elevata domanda da parte dei cittadini visto che l’apparire conta sempre più rispetto ai contenuti ed alla sostanza. In ogni caso, nel nostro Paese, la normativa in materia di esercizio della professione di chirurgo plastico ed estetico è molto lasca, nel senso che, senza alcuna specializzazione al riguardo, basta avere una laurea in medicina, essere abilitati ed avere la regolare iscrizione all’Ordine dei medici.

Lavoro commercio e turismo: voucher sempre più apprezzati in Friuli Venezia Giulia

 Nel quarto trimestre del 2009 in Friuli Venezia Giulia, per la regolarizzazione del lavoro occasionale accessorio, sono stati utilizzati ben 102.843 voucher; a darne notizia è stata Alessia Rosolen, assessore al Lavoro, Università e Ricerca della Regione Friuli Venezia Giulia, aggiungendo che per l’intero 2009 i voucher utilizzati sono stati complessivamente 241.033. Visto l’ottimo riscontro nella Regione per quanto riguarda l’utilizzo dei voucher, l’Amministrazione, avvalendosi dell’Agenzia regionale del Lavoro, ha reso noto nei giorni scorsi che porterà avanti una campagna di comunicazione finalizzata a promuovere, in particolar modo tra i giovani, l’utilizzo dei voucher che offrono da un lato protezione e garanzie al lavoratore, e dall’altro danno l’opportunità di poter magari iniziare a familiarizzare con il mondo del lavoro in vista, nel futuro, del conseguimento di un’occupazione stabile nello stesso settore in cui è stato prestato il lavoro occasionale accessorio.

Tasso di occupazione femminile: al Sud crolla al 35%

 Nel Sud Italia solamente il 35% delle donne in età lavorativa è occupato. A mettere in evidenza questo dato allarmante è stato il segretario confederale della Cisl Liliana Ocmin, che ha proposto l’apertura di un tavolo promosso dal Ministero del Lavoro, in presenza di tutti i soggetti coinvolti, al fine di valorizzare il lavoro femminile. La situazione, tra l’altro, non è rosea neanche su scala nazionale: in Italia, infatti, solamente il 46% delle donne in età lavorativa è occupato, il che significa che ci sono ben sette milioni di donne che sono escluse dal mercato del lavoro in una fase congiunturale che è molto difficile, e che vede spesso il coniuge disoccupato, inoccupato o in cassa integrazione con tutto quel che ne consegue sul mantenimento di uno stile di vita familiare dignitoso. D’altronde i sette milioni di donne fuori dal mercato del lavoro non hanno di certo tutte scelto di occuparsi solamente della cura della casa; molte di queste, infatti, specie al Sud, risentono delle scarse opportunità occupazionali unitamente alle difficoltà legate al poter conciliare il lavoro con la famiglia.

Lavoro e malattia: i medici e la sindrome da burnout

 Il 12% dei medici fa uso di farmaci, alcol e droghe come vera e propria deviazione, una valvola di sfogo contro lo stress legato ad una professione dove molto spesso la fatica e lo stress la fanno da padrone. Questo è il dato, in particolare, che emerge da studi che sono stati effettuati in numerosi Paesi esteri e che, se “applicati” al nostro Paese, indicherebbero la presenza di oltre 40 mila medici che ci devono curare ma che loro stessi, forse ancor di più, ne avrebbero di bisogno. Ma come mai una figura come quella del medico, determinante e fondamentale per il nostro bisogno di salute, ricorre all’alcol ed alle droghe? Ebbene, se vi è capitato di imbattervi in un medico poco disposto al dialogo, cinico ed introverso, allora è probabile che vi trovate datanti una figura professionale vinta dalla fatica a seguito di turni stressanti, ma anche dalle esperienze passate magari per aver commesso degli errori, a volte fatali.

Lavoratori dipendenti: Piemonte bando per anticipo retribuzioni

 Si aprirà il 25 gennaio prossimo, alle ore 9, nella Regione Piemonte, un Bando istituito a favore dei lavoratori dipendenti che sul territorio, in qualità di lavoratori dipendenti, hanno maturato delle retribuzioni ma che, a causa delle difficoltà d’impresa, non hanno ancora percepito. Il Bando, che scade alle ore 12,30 dell’8 marzo 2010, punta ad erogare a favore dei lavoratori dipendenti un’anticipazione sugli stipendi non riscossi per un controvalore massimo fino a 2.500 euro per richiedente. Il lavoratore dipendente, avente i requisiti, può così rivolgersi ad una delle banche aderenti per ottenere l’anticipazione sulle retribuzioni maturate e non ancora riscosse; a garanzia della restituzione dei prestiti interviene un fondo speciale di garanzia regionale pari a tre milioni di euro, di cui 200 mila euro stanziati a copertura degli interessi sui prestiti che, quindi, non sono a carico dei lavoratori che fruiranno del beneficio.

Disoccupazione: in Italia rischia di aumentare senza politiche attive

 Quest’anno la ripresa in Italia sarà lenta, fin troppo per poter pensare allo stato attuale ad una ripresa dell’occupazione nel nostro Paese senza interventi incisivi. In queste ultime ore, non a caso, la Banca d’Italia ha emesso il suo Bollettino Economico che non disegna di certo per il nostro Paese un quadro incoraggiante nel breve termine. Al riguardo si è espresso il Segretario Confederale Cisl, Giorgio Santini, il quale ha sottolineato come le recessioni di lunga durata abbiano effetti molto negativi sull’occupazione, ragion per cui la cassa integrazione da sola non basta; servono infatti secondo il leader del Sindacato delle politiche attive che permettano il reinserimento al lavoro dei cassintegrati e dei disoccupati, senza dimenticarsi della disoccupazione giovanile che in Italia è ben superiore alla media europea.

Medici di famiglia e certificati di malattia: la Fimmg è preoccupata

 In materia di certificazione dello stato di malattia per i dipendenti pubblici, la FIMMG, Federazione italiana dei medici di famiglia, è preoccupata sulle nuove norme che, oltre ad essere poco chiare, sono anche penalizzanti per la categoria dei medici di famiglia visto che la loro interpretazione potrebbe comportare a loro carico delle sanzioni sproporzionate che, tra l’altro, scatterebbero anche in concomitanza con errori ed inadempienze non dipendenti dalla loro volontà. E così, in accordo con quanto dichiarato da Giacomo Milillo, segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di famiglia, la categoria ha inviato nella giornata di ieri una lettera ai ministri Maurizio Sacconi, Ferruccio Fazio e Renato Brunetta, ma anche ad Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Istituto Nazionale per la previdenza sociale, nella quale vengono evidenziate le preoccupazioni legate proprio alle norme che regolano l’emissione dei certificati di malattia.

Occupazione Lombardia: un lavoratore su due non teme il licenziamento

 In Lombardia quasi un lavoratore su due non prevede e non teme che in famiglia nel 2010 ci saranno licenziamenti; a rilevarlo è la Camera di Commercio di Monza e Brianza in base ad una ricerca, dal titolo “L’economia familiare. Monza, Lombardia, Italia”, effettuata avvalendosi del coordinamento a livello scientifico di Ref-Ricerche per l’economia e la finanza. In particolare, la percentuale di chi non teme un licenziamento, nello scorso mese di dicembre, si è attestata in Lombardia al 49% rispetto al 43% del mese di giugno 2009, il che conferma come i lavoratori della Regione siano tornati al lavoro, dopo le festività, con più tranquillità ma anche più certezze in merito al loro futuro lavorativo. E se sul rischio di perdere il posto di lavoro, il 49% del campione interpellato ha riposto con un “certamente no“, il 23% si è limitato ad un “probabilmente no” rispetto ad una percentuale per questa opzione di risposta che, invece, nel giugno scorso si era attestata a 32%.

 

Lavoro Italia: un disoccupato su due è di lunga durata

 Nel 2008 in Italia il tasso di attività, prendendo a riferimento la popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, era pari al 63%, ben al di sotto della media nell’Unione Europea pari al 70,9%. A rilevarlo è l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica nel Rapporto “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo“, da cui è altresì emerso come l’Italia in merito al tasso di attività della popolazione sia quart’ultima nell’Europa a 27 Paesi, e come la crisi abbia lasciato il segno proprio dal fronte occupazionale. Nel 2008, anno preso a riferimento dall’Istat nel suo Rapporto, nel nostro Paese solamente il 58,7% della popolazione, di età compresa nella fascia dei 15-64 anni, aveva un’occupazione; ma se entriamo più nel dettaglio l’Istituto ha constatato come nel nostro Paese ci siano delle forti “differenze di genere“. La percentuale del 58,7%, infatti, è il frutto di un tasso di occupazione del 70,3% per gli uomini appartenenti alla fascia d’età citata, e solo del 47,2% per le donne.

Donne e lavoro: “Pari o dispare”, Authority contro le discriminazioni

 Nel nostro Paese lavora meno di una donna su due, spesso non per scelta, ma perché in Italia, anche nel terzo millennio, si registrano discriminazioni, differenze e disparità di trattamento nell’ambito lavorativo. In particolare, escludendo Malta, l’Italia è fanalino di coda nell’Europa a 27 Paesi in quanto a tasso di occupazione “in rosa”. Solo il 47% delle donne è infatti occupata, il che significa, come dichiarato dall’economista Fiorella Kostoris, che siamo ben lontani da quel tasso di occupazione del 60% fissato proprio per quest’anno dall’Agenda di Lisbona. Di conseguenza, nel nostro Paese in materia di tutela delle donne e di monitoraggio contro la discriminazione e le disparità, è nato “Pari o dispare”, una sorta di “Antitrust” delle Pari Opportunità il cui Presidente è proprio l’economista Fiorella Kostoris, e che vuole porsi come un organismo indipendente con l’obiettivo di andare a colmare in Italia un vuoto visto che non c’è a livello pubblico un’agenzia di questo tipo.

Lavoro donne: politica e carriera forense tra i sogni proibiti

 Se pensate che l’occupazione ideale per una donna in Italia sia quello della velina, vi sbagliate di grosso. L’ambizione e la voglia di emergere è ben radicata nel nostro Paese tra le donne, le quali si trovano molto spesso, per non dire sempre, a lottare tra il divario con gli uomini in termini di ruoli e responsabilità coperte, ma anche in funzione della paga percepita. Il sogno proibito, la carriera ideale per una donna, in quasi sette casi su dieci, è quello della carriera forense; questo, in particolare, è quanto emerge da un Rapporto a cura di BocconiTrovato&Partners effettuato prendendo a riferimento un campione di oltre seicento donne di età compresa tra i diciotto ed i 55 anni. E se le donne puntano, come sogno proibito, anche sulla politica e sul giornalismo, nello stesso tempo mostrano insoddisfazione fatta sia di assenza di stimoli, sia di meritocrazia nell’ambiente lavorativo specie se si effettua il confronto con i colleghi uomini.

Trovare lavoro in Francia: Guida su come fare

 Come trovare lavoro in Francia? Ebbene, da questo punto di vista si può dire che tutto il mondo è paese, visto che i canali e le modalità per trovare un posto di lavoro, magari sotto la Tour Eiffel, sono sostanzialmente identici all’Italia. Quando ci si reca in un Paese straniero, a cercar fortuna, la prima limitazione è quella legata al fatto che magari non si hanno “conoscenze”; un’altra limitazione è quella relativa alla lingua. Se non si parla un francese fluente le difficoltà per potersi “accasare” a Parigi, Nantes o Marsiglia aumentano e spesso possono essere anche insuperabili; di conseguenza, chi conosce la lingua e vuole lavorare in Francia ha di norma più possibilità di trovare lavoro e di sostenere colloqui che poi sfocino a conti fatti in un‘assunzione. E allora, prima di mettersi in viaggio, magari alla cieca, è bene innanzi tutto crearsi dei canali sfruttando la rete Internet.

Mediaset: sciopero addetti trucco e parrucco

Domani 10 gennaio e lunedì 11 gennaio per la prima volta nella sua storia ci sarà uno sciopero dei dipendenti Mediaset; nello specifico lo sciopero riguarderà 56 persone tra addetti alla sartoria, al trucco e all’acconciatura. La protesta è nata perchè l’azienda ha deciso di cederli ad un’altra azienda che sembra però non garantirà lo stesso trattamento economico.

Queste le parole dei lavoratori contenute in un comunicato

sin dalla sua nascita, il gruppo ha fatto della cura dell’immagine e della crescita delle professionalità interne la chiave del suo successo e lavorando per decenni dietro le quinte le truccatrici hanno dato un importante contributo alla crescita dell’azienda. Oggi vengono cedute, senza una parola di spiegazione, ad una società priva di qualunque qualifica ed esperienza nel settore. È una cessione immorale