Lavorare in Europa: settimana della mobilità internazionale

Lavorare in Europa: settimana della mobilità internazionale 5 – 9 ottobre 2009

In occasione delle giornate europee dedicate al lavoro, Città dei Mestieri di Milano insieme ad EURES Milano, organizza una settimana dedicata al lavoro in Europa per sensibilizzare e informare il pubblico sulle opportunità della mobilità geografica e professionale.

Nei 2 punti informazione (uno presso il Polo orientamento di Via Soderini ed un altro presso il Job caffè di Corso di Porta Vittoria) potrete trovare:

– schede informative sui paesi europei per vivere, studiare e lavorare all’estero
– informazioni sui titoli di studio e sul loro riconoscimento
– gli strumenti per trovare lavoro: il cv in lingua e la lettera di accompagnamento
– la banca dati EURES: portale europeo della mobilità internazionale per trovare offerte di lavoro sempre aggiornate.

A disposizione anche un orientatore.

Ammortizzatori sociali: sono da rafforzare per i lavoratori

 Con lo scoppio della crisi è aumentata la “cooperazione” tra i lavoratori e le imprese; lo dimostra l’ultimo dato dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) riguardo al calo degli scioperi, ma resta il problema degli ammortizzatori sociali che vanno rafforzati affinché anche i lavoratori, e non solo le imprese, possano uscire dalla crisi. Non a caso, Giorgio Santini, Segretario confederale della Cisl, ha messo in evidenza come tanti lavoratori con un contratto di lavoro flessibile, una volta scaduto non siano riusciti ad accedere agli ammortizzatori sociali a causa degli stringenti requisiti assicurativi che sono necessari per fruire degli strumenti di sostegno al reddito. Di conseguenza, alla cooperazione tra lavoratori ed imprese deve seguire anche una collaborazione tra Governo, Regioni e parti sociali affinché sul territorio si possano rilevare le criticità presenti sul fronte occupazionale, e si possano adottare strumenti di proroga degli ammortizzatori sociali e soluzioni per permettere alle imprese di non licenziare.

Sussidi di disoccupazione: con la crisi si impennano le domande

 Anche nel nostro Paese la crisi finanziaria ed economica sta generando effetti nefasti sul fronte occupazionale, con la conseguenza che negli ultimi mesi c’è stato da parte delle imprese un robusto ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, ma molti lavoratori precari, quelli che per Legge non dovrebbero accedere agli ammortizzatori sociali, si sono potuti avvalere anche della cassa integrazione in deroga. Di certo la fase peggiore della crisi sembra alle spalle, ma il rischio che in Italia l’esercito dei disoccupati da qui a qualche mese possa continuare ad ingrossarsi rimane alto. Gli ultimissimi dati forniti dall’Inps, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, non possono tra l’altro non innescare una riflessione approfondita sulla situazione del mercato del lavoro in Italia; nello scorso mese di aprile, infatti, sono stati ben 450 mila i sussidi di disoccupazione concessi dall’Inps, mentre nel mese precedente era stata addirittura superata la quota dei 460 mila sussidi.

Il D. Lgs. 81/08 è stato corretto dal D.Lgs. 106/09

Il Decreto legislativo n.81 del 2008 (il cosiddetto Testo Unico per la sicurezza sul lavoro), è stato integrato da un decreto correttivo, il cosiddetto Decreto Legislativo n.106 del 2009. Tale modifica è stata apportata a causa delle numerose morti sul lavoro che ha portato il ministro del Lavoro Sacconi a comunicare un nuovo progetto straordinario per la sicurezza.

Tra le principali novità introdotte dal Decreto vi sono:

  • la ridefinizione del campo di applicazione che si amplia ai volontari della Croce Rossa, le forze armate e di polizia ed i vigili del fuoco per i quali verranno emanati appositi decreti entro 2 anni dall’entrata in vigore del decreto
  • lo snellimento di alcune procedure riguardanti la valutazione dei rischi ed i sistemi di gestione

Insegnanti scuola: futuro incerto per i giovani docenti

 Dalla festa del Pdl è giunta una notizia poco incoraggiante per i giovani docenti italiani che lavorano a scuola in condizioni di precarietà, e che da un anno all’altro non sanno se possono continuare a lavorare e dove possono farlo. Sono molti coloro che, nel comparto della scuola, alcuni da parecchi anni, attendono la sospirata stabilizzazione, magari in modo tale da sposarsi e mettere su famiglia, acquistare la casa con un mutuo, e guardare al futuro con più tranquillità e serenità. Purtroppo, rispondendo ad una domanda di una docente precaria tanto delusa quanto arrabbiata per non poter insegnare quest’anno, il Ministro Gelmini nel corso della festa nazionale del Popolo della Libertà ha dichiarato che 150 mila lavoratori precari della scuola da stabilizzare sono troppi. Insomma, forse per molti giovani docenti è inutile continuare a sperare in un lavoro nella scuola a tempo indeterminato; questo perché, come sottolineato da Mariastella Gelmini, la stabilizzazione di decine di migliaia di precari farebbe fallire la scuola statale, mentre il Ministro, in linea con quanto ha fatto sin dall’inizio del suo mandato, punta a fare in modo che la scuola pubblica italiana cresca in qualità e non necessariamente in termini di numero di dipendenti.

Lavoro irregolare: molto diffuso nel settore dei servizi

 Negli ultimi dieci anni è maturata sempre di più nel nostro Paese l’attenzione al fatto che il lavoro irregolare contribuisce a frenare lo sviluppo socio-economico, esercitando, sui potenziali investitori, dei veri e propri fenomeni ed effetti di dissuasione. A rilevarlo è l’IRES – Istituto di Ricerche Economiche e Sociali, che, con il progetto “INREGOLA”, ha effettuato un’analisi da cui, tra l’altro, è emerso come la sicurezza sul lavoro, l’emersione e la legalità rappresentino temi che non possono essere trattati separatamente. Nel nostro Paese l’economia sommersa viene stimata tra il 17% ed il 19% del prodotto interno lordo, con una perdita di gettito per lo Stato stimata in ben 100 miliardi di euro all’anno. In base ai dati Istat del 2005, nel nostro Paese ci sono poco più di 5,5 milioni di lavoratori non in regola, e di questi tre milioni risultano essere occupati a tempo pieno; ne consegue che in Italia il 12% delle persone che lavorano non è messo in regola. Ma in quali settori dell’economia tende maggiormente ad annidarsi il lavoro irregolare?

Cercare e trovare lavoro con i social network professionali

 Per cercare e trovare lavoro oramai non c’è più bisogno di andare in edicola e comprare l’ultimo numero di una rivista dove ci sono concorsi ed annunci. La rete Internet, infatti, se ben “sfruttata”, offre l’opportunità non solo di ridurre le distanze, ma anche di mettersi in contatto con le “persone giuste”, ovverosia quelle con le quali è possibile scambiarsi esperienze e competenze comuni, ma anche mettersi in contatto con manager, titolari d’azienda e professionisti che ci possono permettere di trovare un’occupazione in linea con le proprie aspettative. In tal senso, l’utilizzo su Internet di social network professionali come LinkedIn (www.linkedin.com) può rivelarsi un’arma vincente. Un social network professionale on-line, infatti, abbatte le barriere e permette di poter far conoscere a tutti le proprie capacità, la propria esperienza, ma anche la voglia di far carriera. Anche su LinkedIn, così come per ogni social network professionale on-line che si rispetti, è importante ben definire il proprio profilo, inserire un curriculum dettagliato e mettere in mostra la propria esperienza.

Il documento di sicurezza aziendale

 Il documento di sicurezza aziendale (o piano di sicurezza aziendale) è un documento che viene steso dal datore di lavoro (ciò non vale per  le imprese familiari ed i datori di lavoro con meno di undici dipendenti) per la valutazione dei rischi. Esso deve contenere:

  • una relazione per la valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro;
  • l‘individuazione delle misure di prevenzione e protezione e dei dispositivi di protezione individuale (DPI) ossia qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi che minacciano la salute e la sicurezza durante il lavoro;
  • il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza.

Ancora morti sul lavoro in Lombardia ed in Trentino

 Le vittime sul lavoro non tendono purtroppo a diminuire, nonostante si stia facendo il possibile per ridurre al minimo i rischi. Anche oggi si sono verificati due incidenti in cui hanno perso la vita due persone, mentre un altro operaio è in gravi condizioni ed i medici stanno tentando di salvargli la vita. Tali incidenti si sono verificati in Lombardia ed in Trentino.

Il primo caso è avvenuto a Brescia, presso lo stabilimento siderurgico della Ori Martin di Brescia. Due lavoratori, uno dipendente (Gabriele M. di 47 anni) e l’altro titolare (Alberto Simoncelli di 43 anni)  della SM Lattoneria Brescia stavano sistemando i tetti dello stabilimento siderurgico, quando il cestello della piattaforma pare che si sia inclinato, facendoli precipitare nel vuoto da un’altezza di 15 metri. Uno dei due è deceduto sul colpo, mentre l’altro è in fin di vita.

Crisi: anche i liberi professionisti a rischio disoccupazione

 A causa della crisi economica internazionale non sono solamente i lavoratori dipendenti, quelli delle fabbriche e delle imprese di servizi, a rimanere senza posto di lavoro o, nel migliore dei casi, ad andare in cassa integrazione. Anche presso gli studi professionali, sia in Italia, sia un po’ ovunque, già da un pezzo si respira una brutta aria; non a caso, si stima che saranno ben 300 mila i posti di lavoro che nel 2009 “salteranno” presso gli studi professionali italiani, con molti di questi che hanno dovuto tagliare il budget e le collaborazioni. Molti di questi collaboratori, quasi sempre con partita IVA, iscritti magari all’ordine, e comunque senza ammortizzatori sociali, si sono ritrovati o si ritroveranno a spasso ed alla ricerca magari di un altro studio professionale pronto ad accoglierli.

Le morti bianche

 L’insicurezza sui luoghi di lavoro è un serio problema che riguarda la Nazione e non solo, e di cui si argomenta spesso, soprattutto a causa di gravi fatti di cronaca in cui perdono la vita onesti lavoratori (le loro morti vengono definite bianche).

Ogni anno e soprattutto in questo periodo, si sovo verificati numerosi casi di morti bianche, a partire dalle cinque vittime della Truck Center di Molfetta, per continuare con la strage avvenuta all’interno della ThyssenKrupp, fino ad arrivare alle sei vittime di Mineo (in provincia di Catania), la cui  causa del decesso sembra sia stata l’esalazione di sostanze tossiche nella vasca del depuratore del Comune. Si sono inoltre registrate altre quattro morti sul lavoro a Modena, Alessandria, Nuoro ed Imperia.

Il lavoro ripartito o job sharing

Il lavoro ripartito chiamato anche job sharing è uno speciale contratto di lavoro mediante il quale due lavoratori assumono in solido l’adempimento di una unica e identica obbligazione lavorativa (art. 41 comma 1 del Decreto Legislativo 276/2003).

Indubbiamente si tratta di una forma di lavoro che ha diversi vantaggi per i lavoratori che possono ad esempio gestirsi il tempo libero in maniera migliore riuscendo in questo modo a dedicarsi anche ad altro (come ad esempio alla famiglia o qualche hobby particolare). Vantaggi anche per l’azienda che con il ricorso al job sharing dovrebbe vedere diminuire l’assenteismo.

Fumare diminuisce il rendimento sul posto di lavoro

Sappiamo bene che fumare risulta essere estremamente dannoso per la salute. Secondo i risultati di uno studio francese “Tabacco, territorio, lavoro”  a cura dell’istituto Csa per la salute per l’Ufficio francese di prevenzione alla dipendenza dal fumo (Oft) il vizio del fumo andrebbe a diminuire anche il rendimento sul posto di lavoro.

Bertrand Dautzenberg, presidente Oft a La Figaro ha spiegato

Per la prima volta è stata calcolata la relazione tra numero di sigarette fumate giornalmente e il numero di pause nella giornata

Malattie professionali: donne più a rischio stress da lavoro

 In Italia, così come in Europa, lo stress da lavoro colpisce tantissimi lavoratori, con un’incidenza superiore per le donne, ed in particolare per quelle che lavorano con una forma di contratto atipico o part-time. Il dato, fornito dall’ISPESL, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, mette in evidenza come quello dello stress da lavoro sia un argomento che da un lato è complesso, e dall’altro è di grande attualità oltre che di interesse sociale. Questo perché, tra l’altro, a differenza delle altre malattie professionali, lo stress da lavoro è difficile da “misurare” in quanto non si presta a rilevazioni oggettive, ed è inoltre potenzialmente contraibile da tutta la platea di lavoratori in qualsiasi settore di impiego. Ma quali sono le cause per cui un addetto sia affetto da stress da lavoro? Ebbene, l’opinione comune fa pensare che, ad esempio, un soggetto sotto stress sia quello che lavora troppo; invece, anche chi porta avanti una quantità di lavoro insufficiente rispetto alle ore di servizio può essere soggetto allo stress da lavoro.