Le liste di mobilità e l’indennità di mobilità: cosa sono e a cosa servono

Le liste di mobilità sono particolari liste in cui possono essere iscritti i lavoratori che abbiano perso il proprio posto di lavoro a causa di un licenziamento. Licenziamento che può essere stato causato da una riduzione dell’attività o dalla cessazione della stessa.

Lo Stato, ai lavoratori in mobilità cerca di fornire alcuni strumenti utili al loro reinserimento nel mondo del lavoro. Vi ricordiamo infatti che le aziende che assumono lavoratori in mobilità godono di numerosi sgravi fiscali. La mobilità viene inoltre vista come uno strumento utile a far sì che avvenga il passaggio del lavoratore da un’azienda in crisi ad un’altra che invece necessita di manodopera.

Le richieste del sindacato Domina per colf e badanti

 Gazzetta del Lavoro riceve e pubblica

DOMINA, il sindacato che rappresenta le famiglie che danno lavoro a colf e badanti, commenta favorevolmente le dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla famiglia Carlo Giovanardi, in merito alla possibile regolarizzazione delle badanti che si trovano già nel territorio italiano, senza permesso di soggiorno, ma con un rapporto di lavoro già in corso.

Sono infatti numerose le famiglie italiane che affidano ad assistenti stranieri la cura dei propri anziani e spesso questa è l’unica maniera per garantire alle persone sole e non autosufficienti, la possibilità di continuare a vivere nel proprio ambito domestico.

Badanti irregolari: chiesta una regolarizzazione

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia Carlo Giovanardi ha chiesto una una regolarizzazione per gli extracomunitari che si trovano già in Italia e che hanno un rapporto di lavoro in corso anche se privi di permesso di soggiorno.

Non si tratta di una cifra irrisoria. Sarebbero infatti circa mezzo milione le persone che attualmente si troverebbero fuori legge. Secondo una nota diffusa dall’ADOC a Roma, su un totale di 330.000 persone che lavorano come badanti, colf oppure baby sitter a tempo pieno opure part time ci sarebbero ben 112.000 lavoratrici irregolari.

Invalidità civile: una vera e propria odissea

Esiste una legge, la numero 68 del 1999, che si prefigge come obiettivo principale quello di inserire nel mondo del lavoro le persone disabili. Si può applicare a persone in età lavorativa affette da minoranze fisiche, psichiche o sensoriali, alle persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33%, alle persone sordomute o non vedenti, alle persone invalide di guerra e agli invalidi civili (i “protagonisti” di questo nostro post). Per legge, a seconda del numero di impiegati in una certa azienda, il datore di lavoro è obbligato ad assumere un certo numero di lavoratori appartenenti ad una delle categorie appena descritte. Le aziende usufruiscono di numerosi benefici soprattutto fiscali.

Affinchè venga riconosciuta un invalidità di tipo civile che permetta quindi l’inserimento in una graduatoria speciale occorre sostenere una visita medica che serve a determinare la percentuale di invalidità.

Viviamo in Italia, un paese in cui la burocrazia è lunga ed in cui per una visita spesso bisogna aspettare molto tempo.

Ecco i tre progetti per fare ritornare al lavoro i cassa integrati

 Qualcosa nella disastrosa economia sembra muoversi anche se dovremo attendere diversi mesi prima di affermare se siano delle mosse giuste. Vediamo in dettaglio quali sono le tre misure principali che verranno applicate in via sperimentale nel biennio 2009-2010. Le modalità precise di attuazione verranno rese note in seguito. Si spera che questi provvedimenti possano rappresentare un valido aiuto per il reinserimento nel mondo del lavoro dei tanti cassa integrati.

1) Rien­tro anticipato dei lavoratori dalla cassa in­tegrazione. In sostanza l’azienda può sì rimettere al lavoro i cassa integrati purché vengano impiegati in progetti di formazione e/o di apprendimento. In questo caso, lo stipendio verrà pagato per l’80% grazie all’assegno della cassa. L’azienda pagherà invece solamente il restante 20%.
Anche per i corsi di formazione sono stati stanziati cospicui fondi. Quello che speriamo è che vengano utilizzati realmente per una corretta formazione. In questo caso a beneficiarne sarà sì il lavoratore ma anche l’azienda che potrà contare su forza lavoro informata e al passo con i tempi.

Perugia: dipendenti precari universitari costretti a rivolgersi alla Caritas

Una notizia, pubblicata ieri 19 giugno, all’interno del quotidiano “Corriere dell’Umbria” deve farci riflettere. Ben 35 dipendenti, per la maggior parte presso le facoltà di Agraria e Veterinaria dell’ateneo di Perugia, dallo scorso mese di gennaio sono senza stipendio.

Il contratto stagionale (manco si trattasse di un lavoro nel settore del turismo) è infatti scaduto lo scorso dicembre e l’Università di Perugia avrebbe giustificato la non riconferma di questi precari (pensate che alcuni lo sono anche da venti anni) per mancanza di disponibilità finanziarie.

I precari hanno indetto anche una conferenza stampa nel corso della quale hanno detto

Hanno regolarizzato tutti i precari specializzati, come tecnici e ricercatori, dopo soli diciotto mesi. Noi siamo in attesa da venti anni. Ma per loro evidentemente non c’è stato alcun problema economico

British Airways ai dipendenti: lavorerete ma gratis

Oggi vogliamo riportarvi una notizia che arriva direttamente dalla compagnia di bandiera britannica British Airways.

Stando a quanto riportato all’interno del Corriere tutti i dipendenti della compagnia aerea avrebbero ricevuto una email in cui si chiede loro di lavorare gratis da una settimana ad un mese all’anno. Willie Walsh, amministratore delegato, ha ben pensato di dare il buon esempio rinunciando al suo stipendio del mese di luglio: ben 61 mila sterline. Ci chiediamo: invece di fare lavorare gratis i dipendenti non sarebbe il caso di cominciare a ridimensionare gli stipendi dei dirigenti?

Marcello Torre Calabria: coi soldi che guadagno sistemo i denti

Raramente all’interno di questo blog ho parlato di reality. Tuttavia oggi ho deciso di dedicare un post (che definirei meglio come una sorta di sfogo) ad un ex recluso della casa del Grande Fratello. Proprio ieri, sfogliando Dipiù un’intervista rilasciata dal secondo classificato alla nona edizione del Grande Fratello, Marcello Torre Calabria, ha catturato la mia attenzione. Perché? Presto detto. Ha dichiarato che poco tempo prima di entrare nella casa del Grande Fratello si è dovuto fare estrarre un dente ma che col suo stipendio da panettiere non sarebbe mai riuscito a sistemarlo.

Ora invece che guadagna (faticosamente…) 1200 euro per ogni ospitata in discoteca o nei locali può non solamente pensare ai denti ma anche ad un trattamento  ai capelli. Insomma ha deciso di puntare sull’estetica. E’stato più o meno umile nel ricordare di non essere in grado né di recitare né di fare altro.

Ecco quali sono le difficoltà che incontra un lavoratore nel mondo del lavoro

Abbiamo cercato di individuare quali sono le maggiori difficoltà a cui può andare incontro un lavoratore sia nel momento in cui decide di inviare il cv ad un’azienda sia quando inizia a lavorare. Vediamole insieme.

Età: è difficile per una persona che abbia raggiunto una “certa età” riuscire ad entrare o a rientrare nel mondo del lavoro. Sappiamo bene infatti che un’azienda che decide di assumere lavoratori in età di apprendistato gode di maggiori agevolazioni (fiscali ecc…).
Bisogna ricordare che nel nostro paese gli studenti universitari fuori corso sono molto numerosi: si affacceranno inevitabilmente nel mercato quando forse sarà troppo tardi.

Il discorso età si può comunque sia estendere anche a quelle mamme che decidono di essere autonome una volta che i figli hanno raggiunto una certa indipendenza.
Anche chi è super qualificato ma si ritrova ad aver oltrepassato la soglia degli “anta” (o forse anche gli “enta”?) difficilmente riuscirà a trovare un lavoro.