Studiare all’estero non attira molti italiani

 Del fatto che studiare all’estero, o compiere semplicemente qualche esperienza formativa della durata di pochi mesi, sia un’eccezionale integrazione al proprio curriculum vitae, in grado di arricchire le proprie conoscenze e competenze, ne sono convinti tutti. Peccato che davvero pochi italiani abbiano agito in tal senso, visto e considerato che la percentuale di studenti tricolori che decidono di varcare i confini nazionali per compiere un’attività formativa fuori Patria, continua a deludere.

Secondo una recente ricerca compiuta da Almalaurea, ad esempio, solamente il 7% dei laureati italiani avrebbe avuto modo di compiere un’esperienza del genere, in grado di ampliare il proprio bagaglio formativo personale, conoscendo altre realtà e avere – di conseguenza (più o meno diretta) – più opportunità di lavoro.

Volontariato con Libera: le attività dell’estate 2012

 Anche quest’anno l’associazione Libera mette a disposizione i terreni confiscati alle mafie per poter partecipare a utili attività di volontariato. Come ogni estate, anche nel 2012 tantissimi giovani sceglieranno di svolgere un’esperienza di volontariato e di formazione civile sui terreni che sono stati confiscati dalle mafie, e che vengono gestite dalle cooperative sociali di Libera Terra. Un’attività che permetterà a migliaia di giovani di tradurre in azione concreta la responsabilità e la condivisione delle finalità della storica associazione.

L’obiettivo principale dei campi di volontariato sui beni confiscati alle mafie” – afferma l’associazione – “è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità e giustizia sociale che possa efficacemente contrapporsi alla cultura della violenza, del privilegio e del ricatto. Si dimostra così, che è possibile ricostruire una realtà sociale ed economica fondata sulla pratica della cittadinanza attiva e della solidarietà”.

App per il lavoro per gestire l’ufficio con il tablet

 È possibile gestire il proprio lavoro con un semplice tablet? A nostro giudizio, salvo particolari e specifiche professioni, la risposta è sostanzialmente positiva. Le app per il lavoro e l’ufficio permettono oggi al professionista di poter svolgere quasi qualsiasi tipologia di attività senza dover ricorrere al personal computer, migliorando il livello di mobilità nazionale e internazionale, e la praticità delle varie procedure di organizzazione.

A ribadire le nostre impressioni è stata, negli scorsi giorni, l’elaborazione delle ricerche compiute dal Forrester Research, secondo cui il 27% delle aziende occidentali supportano l’iPad per un terzo dei propri dipendenti, mentre i tablet sarebbero utilizzato per lavoro dal 44% dei manager, dal 30% degli addetti alle vendite e dal 24% di chi lavora nel mondo dell’informazione.

Contributi figurativi accreditati gratuitamente dall’Inps

 I contributi figurativi vengono accreditati dall’Inps gratuitamente e automaticamente oppure su richiesta del lavoratore.

L’Inps o l’ex Inpdap, infatti, può farsi accreditare sul proprio estratto conto altri contributi gratuiti, oltre ai contributi obbligatori versati dal lavoratore autonomo o dal datore di lavoro e ai contributi da riscatto. I contributi figurativi accreditati dall’Inps e dall’ex Inpdap sono gratuiti, appunto. Ma spieghiamone il significato e lo scopo.

Contributi sanitari integrativi deducibili, i requisiti

 Iniziamo dai requisiti indispensabili per usufruire dell’agevolazione fiscale. Prima di tutto i contributi sanitari integrativi devono essere versati ad una cassa che abbia esclusivamente fini assistenziali e il relativo versamento alla cassa di assistenza deve essere previsto da un contratto specifico o da un regolamento aziendale.

Il contributo versato dal lavoratore viene trattenuto dal datore di lavoro direttamente dalla retribuzione lorda del dipendente e rappresenta un ulteriore contributo previdenziale in busta paga. Il datore di lavoro, quale sostituto d’imposta, consegna al lavoratore il modello Cud nel quale è indicato nella casella apposita l’importo complessivo dei contributi sanitari versati alla cassa di assistenza.

Web reputation: quanto conta davvero?

 Quanto conta davvero la web reputation? Secondo una ricerca recentissima, condotta da Mcs fra 100 direttori delle risorse umane, conterebbe molto di meno del parere dei colleghi e dei conoscenti. Insomma, quando si tratta di selezionare dipendenti e, in particolar modo, individuare il manager cui affidare incarichi rilevanti, piuttosto che la reputazione online, la determinante fondamentale sarebbe l’opinione fornita da chi conosce a fondo il candidato.

I selezionatori attribuiscono infatti grande importanza alla valutazione fatta dalle società di selezione (77%) e alle referenze dirette (55%). Sono considerati utili anche i giudizi espressi attraverso contatti indiretti, come i colleghi o gli ex colleghi (32%). In generale, prosegue ancora la ricerca, è il colloquio che mantiene un peso fondamentale nel valutare un candidato proposto dal consulente (68%).

Certificato di riconoscimento dei volontari

 Il Parlamento Europeo sta sostenendo la realizzazione di un “passaporto delle competenze”, un documento valido per l’espatrio di tutte le proprie conoscenze e abilità, acquisite attraverso attività di volontariato. Un documento che potrà essere utilizzato per arricchire il proprio curriculum vitae, e che potrebbe vedere una facile realizzazione dopo l’adozione della risoluzione depositata dal deputato italiano Marco Scurria, che desidera facilitare il riconoscimento formale delle esperienze professionali.

Il provvedimento sopra anticipato ha ottenuto una larga maggioranza di voti, valorizzando in tal modo le esperienze nate durante l’impegno in associazioni non profit, che può rappresentare un prezioso elemento aggiuntivo per un curriculum vitae, e per fornire una chance professionale per i giovani.

Pensione anticipata a 63 anni: prospettive per i giovani lavoratori

 I giovani lavoratori, ovvero coloro che hanno iniziato il loro percorso di lavoro dal 1996 e sono inseriti interamente nel sistema contributivo, possono ottenere la pensione anticipata a 63 anni con 20 anni di contributi versati.

Ma sarà veramente possibile? Per la pensione anticipata dei giovani lavoratori si prevedono delle difficoltà, soprattutto perché la prima rata di pensione deve essere 2,8 volte l’assegno sociale. E questo requisito crea dei dubbi. Come faranno i lavoratori che hanno cominciato a lavorare dopo la riforma Dini del 1995, ovvero i giovani lavoratori, ad ottenere la nuova pensione anticipata voluta dalla nuova rifoma delle pensioni?

Pensione anticipata 63 anni, requisiti e contributi previsti per i giovani lavoratori

 Pensione almeno 2,8 volte l’assegno sociale: è questo uno dei requisiti per i giovani lavoratori ai fini dell’accesso alla pensione anticipata a 63 anni invece che a 67.

Ma facendo bene i conti, si arriva ad una conclusione: un giovane, per ottenere la pensione anticipata, deve avere un reddito annuo molto alto ovvero 45 mila euro per i dipendenti, 55 mila euro per i lavoratori a progetto, 62 mila euro gli autonomi. Quindi, una retribuzione annua consistente per raggiungere il requisito del “2,8 volte l’importo dell’assegno sociale”: 45 mila, 55 mila e 62 mila euro, come già precisato, sono le retribuzioni lorde che deve produrre un giovane lavoratore per maturare la prima rata di pensione di 1.201 andando in pensione a 63 anni con almeno 20 anni di contributi versati.

I CALCOLI IN DETTAGLIO
Reddito di 45.000 euro per lavoratori dipendenti: se i contributi Inps devono essere pari a circa un terzo dell’imponibile contributivo, il lavoratore dipendente, per versare 15.000 euro di contributi all’anno, dovrà avere un lordo in busta paga di 45.000 euro per ogni anno (15 mila moltiplicato per 3 = 45). Per 20 anni di contributi come minimo.

Addetti ai lavori usuranti, dal 2012 in pensione senza i tre anni di anticipo

 Novità per i lavoratori addetti a mansioni usuranti: non passano al nuovo sistema pensionistico, restano nel vecchio sistema delle quote, ma perdono i benefici previsti dal Decreto legislativo n. 67 del 2011, ovvero perdono la riduzione di tre anni sull’età anagrafica e quindi non andranno più in pensione con tre anni di anticipo, ma andranno in pensione tre anni più tardi.

Per il periodo 2008, 2009, 2010 e soprattutto per il 2011 i requisiti previsti dal Decreto legislativo n. 67 del 2011 rimangono invariati, quindi i lavoratori che rientrano in questo periodo potranno beneficiare della riduzione prevista, ma non i lavoratori addetti ai lavori usuranti che maturano i requisiti per l’accesso alla pensione dal 2012 in poi.

Addetti lavori usuranti, accesso alla pensione con il sistema delle quote

 Dal 2012 i lavoratori che svolgono lavori usuranti accedono alla pensione con il sistema delle quote della pensione di anzianità, ma senza i tre anni di anticipo. La norma è stata introdotta dalla riforma Monti.

Ripercorriamone l’iter, per maggiore chiarezza. Con il decreto legge n.67 del 2011 era stato introdotto un sistema ”transitorio”, in base al quale i lavoratori potevano accedere ad un pensionamento anticipato di tre anni a partire dal 2013, se in possesso dei requisiti per essere considerati addetti ai lavori usuranti, ovvero per aver svolto attività usurante per sette anni negli ultimi dieci. Con il sistema delle quote, però, i lavoratori potevano avere uno sconto sull’età anagrafica necessaria per l’accesso alla pensione di anzianità.

Ma con la riforma delle pensioni introdotta dal Governo Monti nel dicembre 2011, le regole sono cambiate per tutti i lavoratori: non solo per i lavoratori dipendenti e autonomi, ma anche per i lavoratori addetti a mansioni pesanti e particolarmente usuranti, per i quali proprio qualche mese prima un decreto specifico per la categoria aveva riformato l’accesso alla pensione

Riforma pensioni, i lavoratori penalizzati dal nuovo sistema pensionistico

 Le novità del nuovo sistema pensionistico penalizzano alcuni lavoratori che non possono usufruire di esoneri, deroghe o altri benefici, ché anzi ne traggono un danno non lieve. A cominciare dal prolungamento degli anni di lavoro con conseguente ritardo nell’accesso alla pensione.

Cerchiamo di capire, in dettaglio, quali sono i lavoratori penalizzati dal nuovo sistema pensionistico, iniziando dai lavoratori che avrebbero raggiunto la quota nel 2013 e dai lavoratori prossimi alla pensione, ovvero che maturano i vecchi requisiti nel 2012 e nel 2013 o nei prossimi anni. Sono certamente penalizzati tutti i lavoratori che avrebbero raggiunto la pensione di anzianità nel 2013 con il sistema delle quote, esattamente quota 97 con 61 anni di età e 35 anni di contributi.

Assegno di maternità dei Comuni per lavoratrici disoccupate

 Il diritto all’indennità di maternità viene riconosciuto alle lavoratrici disoccupate, anche se non hanno i requisiti contributivi previsti per le lavoratrici dipendenti, parasubordinate e autonome.

La legge, quindi, riconosce anche alle lavoratrici senza lavoro e in attesa di un figlio il diritto alla tutela e ad una prestazione assistenziale a sostegno del proprio reddito, se non hanno altre coperture previdenziali di maternità. In questo caso le donne senza lavoro hanno diritto all’assegno di maternità erogato dal Comune di residenza, che viene però pagato dall’Inps.

L’assegno di maternità del Comune è una prestazione speciale previdenziale a favore delle lavoratrici disoccupate, che non beneficiano di nessuna tutela per la maternità, per il periodo di gravidanza e per la nascita di un figlio. In realtà questa prestazione, come già detto, viene pagata dall’Inps dopo aver ricevuto dal Comune di residenza della madre tutti i dati necessari per il pagamento.

I casi vari delle norme pensionistiche, fra esoneri e deroghe

 Precisiamo che ci sono delle categorie di lavoratori che non rientrano nelle nuove norme del sistema pensionistico a partire dal 2012 e quindi ne sono esonerate, e altre per le quali invece sono previste delle deroghe alle nuove norme pensionistiche rapportate ovviamente alle categorie cui appartengono.

Fra coloro che possono beneficiare della deroga al nuovo sistema pensionistico rientrano i lavoratori uomini dipendenti del settore privato, titolari di un contratto di lavoro come dipendenti del settore privato. Questi lavoratori possono beneficiare della deroga alle nuove norme pensionistiche se maturano il requisito della pensione di anzianità previsto nel 2012, cioè la quota 96 (ovvero 60 anni + 36 anni = quota 96), confermata anche nel 2012.

Si può andare in pensione anche con minimo 60 anni di attività lavorativa e 35 anni di contributi se si hanno i requisiti del 2011, cioè se un lavoratore uomo del settore privato raggiunge quota 96 ed un minimo di 60 anni di età e 35 di contributi entro il 31 dicembre 2012. Quindi, per avere la deroga, il lavoratore deve aver compiuto nel 2012 almeno 60 anni di età e 36 anni di contributi, oppure almeno 61 anni di età e con 35 anni di contributi.