Licenziamenti facili: favoriscono la disoccupazione?

A lanciare un nuovo e preoccupante grido d’allarme è la Cgia di Mestre: secondo l’Associazione di Artigiani se la normativa sui “licenziamenti facili” fosse stata applicata durante gli anni della crisi economica il tasso di disoccupazione nel nostro paese sarebbe salito all’11,1% anzichè essere all’8,2% attuale.

Per il segretario Giuseppe Bortolussi si tratta di

«un puro esercizio teorico» ottenuto «ipotizzando di applicare le disposizioni previste dal provvedimento sui licenziamenti per motivi economici a quanto avvenuto dal 2009 ad oggi

Crolla la fiducia dei lavoratori italiani

 

La difficile fase economica che stiamo vivendo ha avuto un contraccolpo sulla fiducia dei lavoratori dipendenti italiani nel secondo semestre 2011. Il dato generale dell’Indice di Fiducia dei lavoratori dipendenti italiani, realizzato da Gi Group in collaborazione con OD&M Consulting, è diminuito a ottobre di oltre 5 punti rispetto ad aprile 2011, arrivando così a 31,6 su una scala da 0 a 100 punti.

Unioncamere: previste 92 mila assunzioni nell’ultimo trimestre del 2011

Unioncamere prevede 92 mila assunzioni nell’ultimo trimestre del 2011 con un aumento di quelle stagionali (29 mila) e una riduzione rispetto al 2010 di quelle non stagionali (63 mila); assunzioni che dovrebbero interessare tutte le regioni italiane ed in particolar modo le aziende medie (quelle con meno di 50 dipendenti).

Ci si aspetta un aumento di assunzioni durante il periodo natalizio nel settore alimentare (principalmente a carattere stagionale) ed in quello del commercio. Sembra inoltre che le aziende siano interessate ad assumere giovani al di sotto dei 30 anni; minore invece la propensione ad assumere le donne.

Contributi imprese per chi assume giovani under 25

L’idea ci trova d’accordo, poiché la disoccupazione giovanile è, al giorno d’oggi, uno dei più gravi mali della società italiana, e un’iniziativa di erogazione di sovvenzioni alle imprese che desiderino incrementare i propri organigrammi con l’inserimento di personale under 25 potrebbe essere una delle leve da attivare per cercare di invertire la triste rotta che ha intrapreso il nostrano mercato del lavoro.

La proposta arriva da uno dei più noti imprenditori italiani, il presidente di Geox, Mario Moretti Polegato, secondo cui, ai fini di cui sopra, “occorre avere un’esenzione dei contributi per gli imprenditori che assumono i giovani tra i 20 e i 25 anni”. Una proposta avanzata durante una recente conferenza stampa di presentazione del report “Le famiglie italiane e la crisi. Valori, consumi e progetti”, condotta dalla Eurisko per conto di Famiglia Cristiana e di Centromarca.

Incontro giovani ed aziende a Padova con il GI Day

 Gi Group agenzia per il lavoro organizza a Padova presso il Centro Congressi Padova “A. Luciani” in Via Forcellini 170/A la quarta edizione del Gi Day, evento dedicato a favorire l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro.

Dalle ore 9.00 alle ore 18.00 i ragazzi potranno partecipare ai colloqui di selezione e incontrare i referenti delle aziende che hanno aderito all’iniziativa: Acegas-Aps Spa, Antonio Carraro Spa, Blue Box Group, Cattolica Previdenza,EthicaConsulting Group,FPT Industrie Spa, Fracasso Spa, General Filter Italia Spa, Geox Spa, Gottardo Spa, Sonepar Italia Spa.

Ragazza disoccupata diventa una cam girl

L’azienda presso cui lavorava come operaia l’ha messa in cassa integrazione e lei, la protagonista di questa storia, una ragazza di Carpi ha deciso di diventare una cam girl. Ossia

Lavoro, qualche perplessità sulle domande del censimento 2011

Diverse segnalazioni, e qualche perplessità, sta suscitando in questi giorni il censimento 2011. La documentazione da compilare per poter assolvere i propri doveri nei confronti dell’Istituto Nazionale di Statistica sembra infatti essere aperta a diverse libere interpretazioni sulle modalità con cui poi verranno fruiti i dati relativi all’occupazione.

Sul fronte lavorativo, infatti, il punto maggiormente “incriminato” è il punto 6 della seconda sezione, relativo alla condizione professionale o non professionale, il cui quesito recita: “Nella settimana precedente la data del censimento (dal 2 all’8 ottobre) ha svolto almeno un’ora di lavoro?”. La spiegazione della guida a supporto del modulo di censimento aiuta a chiarire i dubbi su cosa si intenda per “lavoro”.

Assunzioni, un’azienda su due lo farà nei prossimi due anni

Quasi un’azienda su due si appresta a effettuare almeno un’assunzione. Il dato, che farà certamente felici i giovani in cerca di un’occupazione, è stato ribadito all’interno di una ricerca realizzata a Regus, società che opera nel comparto della ricerca di soluzioni per gli spazi di lavoro, con una particolare specializzazione nella fornitura di uffici flessibili, che con un elevato grado di elasticità possono sopperire alle esigenze strutturali delle compagini aziendali.

Stando a quanto sostiene Regus, nonostante le prospettive di una crescita economica nazionale siano sempre meno positive, il 46% delle aziende italiane ha affermato di voler incrementare il numero dei propri dipendenti nel corso del prossimo biennio, con il 64% di queste che ha affermato di voler impiegare un maggior numero di liberi professionisti, e il 29% che intende assumere un maggior numero di lavoratori a distanza (telelavoratori).

Tasse lavoro, cuneo fiscale italiano più alto della media Ocse

Secondo quanto affermato dagli economisti dell’Ocse, il cuneo fiscale italiano sarebbe ben più elevato della media internazionale. In altri termini, la pressione fiscale sulle imprese, in merito ai contributi previdenziali sui lavoratori, e le imposte sui salari, sarebbe troppo elevata, e scoraggerebbe così le imprese dall’assumere nuovo personale, specialmente appartenente alle fasce d’età occupazionale più giovani, pur qualificate.

I numeri offerti dall’Ocse lasciano d’altronde ben poco spazio all’interpretazione: il cuneo fiscale che le imprese italiane (e, indirettamente, i loro lavoratori) devono sopportare è pari al 46,9%, contro una media Ocse pari al 34,9%. Dodici punti percentuali in più, che tradotti in termini concreti, e di progetti e di speranze occupazionali, creano un divario straordinariamente eccessivo tra le aziende italiane e le colleghe estere.

Omosessuali discriminati sul lavoro

Si chiama “Io Sono Io Lavoro” ed è una ricerca scientifica quali-quantitativa nazionale realizzata da Arcigay con il contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con lo scopo di capire quanti omosessuali vengono discriminati sul posto di lavoro; grazie a 2.229 questionari, 52 interviste a testimoni qualificati e 17 storie è emerso un quadro che dovrebbe farci riflettere e che è stato commentato da Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay

Grazie a questa ricerca la discriminazione delle persone gay, lesbiche, bisessuali e trans sul lavoro assume una dimensione reale sia attraverso i dati qualitativi che quantitativi

Con la comprensione delle cause e della modalità della discriminazione di gay, lesbiche, bisessuali e trans sul lavoro possiamo finalmente definire delle strategie di prevenzione e contrasto non su situazioni presunte ma sul clima, spesso pesante, che si respira in imprese, aziende o enti pubblici. L’urgenza è quella di convincere le vittime a denunciare: la ricerca è chiarissima su questo. Gay, lesbiche, bisessuali e trans, se vittime di discriminazione, sono impotenti e non hanno punti di riferimento. Lavoreremo su questo

Giovani e pensioni: sarà pari al 70% dell’ultimo stipendio

Secondo quanto riportato dal Corriere.it è vero che si andrà in pensione sempre più tardi ma proprio questo la renderà più “corposa” ; sembra insomma prospettarsi un futuro più roseo rispetto a quello immaginato fino ad oggi. Ecco un esempio:

Una persona che comincia a lavorare oggi a 34 anni e andrà in pensione nel 2046 dopo 35 anni di lavoro dipendente prenderà il 70% dell’ultimo stipendio. Che si riduce al 54% per un lavoratore autonomo (ma questi versano all’Inps il 20% contro il 33% dei dipendenti). Anche ipotizzando il caso di un precario che restasse tale per tutta la vita lavorativa, la conclusione è che andrebbe in pensione con un assegno pari al 57% dell’ultima retribuzione