Con lo scoppio della crisi è aumentata la “cooperazione” tra i lavoratori e le imprese; lo dimostra l’ultimo dato dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) riguardo al calo degli scioperi, ma resta il problema degli ammortizzatori sociali che vanno rafforzati affinché anche i lavoratori, e non solo le imprese, possano uscire dalla crisi. Non a caso, Giorgio Santini, Segretario confederale della Cisl, ha messo in evidenza come tanti lavoratori con un contratto di lavoro flessibile, una volta scaduto non siano riusciti ad accedere agli ammortizzatori sociali a causa degli stringenti requisiti assicurativi che sono necessari per fruire degli strumenti di sostegno al reddito. Di conseguenza, alla cooperazione tra lavoratori ed imprese deve seguire anche una collaborazione tra Governo, Regioni e parti sociali affinché sul territorio si possano rilevare le criticità presenti sul fronte occupazionale, e si possano adottare strumenti di proroga degli ammortizzatori sociali e soluzioni per permettere alle imprese di non licenziare.
Sovvenzioni e aiuti
Sovvenzioni e aiuti alle imprese da parte di Stato, Regioni o Comunità Europea
Come aprire un asilo nido privato
L’apertura di un asilo nido privato è un passo importante. L’asilo nido è una struttura di tipo educativo che si rivolge ai bambini di età compresa fra i 3 mesi e i 3 anni, il cui scopo è di assicurare la realizzazione di un programma educativo.
Chiunque volesse aprire un asilo nido privato, dovrà essere in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:
- maturità liceo socio-psico-pedagogico o magistrale
- tecnico dei servizi sociali
- operatore dei servizi sociali
- assistente di comunità infantile
- maestra di asilo
- dirigente di comunità infantile
- titolo universitario pedagogico
- master per la formazione della prima infanzia.
Sussidi di disoccupazione: con la crisi si impennano le domande
Anche nel nostro Paese la crisi finanziaria ed economica sta generando effetti nefasti sul fronte occupazionale, con la conseguenza che negli ultimi mesi c’è stato da parte delle imprese un robusto ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, ma molti lavoratori precari, quelli che per Legge non dovrebbero accedere agli ammortizzatori sociali, si sono potuti avvalere anche della cassa integrazione in deroga. Di certo la fase peggiore della crisi sembra alle spalle, ma il rischio che in Italia l’esercito dei disoccupati da qui a qualche mese possa continuare ad ingrossarsi rimane alto. Gli ultimissimi dati forniti dall’Inps, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, non possono tra l’altro non innescare una riflessione approfondita sulla situazione del mercato del lavoro in Italia; nello scorso mese di aprile, infatti, sono stati ben 450 mila i sussidi di disoccupazione concessi dall’Inps, mentre nel mese precedente era stata addirittura superata la quota dei 460 mila sussidi.
Swap boutique: lavorare ai tempi del baratto
Molto spesso capita che un capo di abbigliamento non piaccia più, anche se questo magari è costato tanto e per averlo sono stati fatti dei sacrifici. Sarebbe bello magari scambiarlo con un altro abito dello stesso valore che piaccia di più, potendo così evitare, specie di questi tempi, di dover nuovamente mettere mani al portafoglio. Ebbene, sarà la crisi, sarà di conseguenza la vita che è sempre più cara, ma si stanno diffondendo nel nostro Paese dei negozi online, ma anche sulla terraferma, dove si acquista “senza soldi”; trattasi dei cosiddetti negozi dove vige rigorosamente il baratto, lo “swap” per restare al passo con i tempi. E non ci sono solamente negozi dove si scambiano i vestiti, di pari valore, magari a fronte solamente del pagamento di una quota associativa e/o dei costi di lavaggio dei capi, presso la “swap boutique“, ma anche libri, dvd ed accessori. E’ un business che sfrutta proprio i venti di crisi, e che può diventare un’attività molto interessante per chi vuole lavorare mettendosi in proprio; d’altronde, chi non ha a casa qualcosa di cui sbarazzarsi che si scambierebbe volentieri con qualcos’altro di pari valore?
Imprenditoria femminile: Roma batte tutti nella graduatoria nazionale
Nella Regione Lazio la percentuale di donne nelle imprese è superiore alla media nazionale; si registra infatti un tasso del 26% rispetto alla media nazionale del 24%, unitamente ad un tasso di occupazione femminile elevato e pari al 52%. Ma anche Roma, allo stesso modo, svetta su scala nazionale prendendo a riferimento i dati della Provincia, visto che ci sono oltre 61 mila imprese “in rosa”. Ma chi sono le imprenditrici romane? E perché scommettono su un’attività autonoma anziché puntare su un posto di lavoro subordinato? Ebbene, in accordo con i dati forniti dall’Assessorato al Lavoro del Comune di Roma, le donne diventano imprenditrici, spesso, dopo la maternità in modo da avere la possibilità di gestire meglio il proprio tempo rispetto magari al rientro nel lavoro subordinato.
Imprenditoria femminile: 40 mila nuove imprese
All’interno di Gazzetta del Lavoro ci siamo già occupati di donne e impresa. Torniamo a farlo perchè sembrano essere proprio le donne a risollevare l’economia italiana. Come? Con la nascita, in 6 mesi, di 40 mila nuove imprese.
Le imprese in rosa costituire circa il 30% del totale delle nuove aziende individuali che hanno aperto principalmente in Lombardia (12,8%), Campania (10,2%) Piemonte (8,7%) e Lazio (8,7%). Tuttavia il contributo femminile più forte nelle imprese risulta essere in Molise dove le imprese individuali femminili sono il 34,2% delle imprese individuali.
Purtroppo essere mamma e imprenditrice non è semplice. Secondo la Camera di commercio brianzola dopo la nascita del primo figlio, il 10,1% delle donne lombarde ha smesso di lavorare, il 25,8% ha chiesto il part-time e solo il 52,2% ha continuato a lavorare a tempo pieno.
Imprenditoria femminile e giovanile: finanziamenti dalla Camera di Commercio di Udine
Importante iniziativa a cura della Camera di Commercio di Udine che ha indetto un bando di selezione per la concessione di contributi per il sostegno alle piccole e medie imprese destinato in particolare modo all’imprenditoria femminile e giovanile.
Vi ricordiamo che per impresa femminile si intende un’impresa individuale il cui titolare sia una donna oppure le società di capitali o le cooperative in cui il capitale sociale sia detenuto in maggioranza da donne. Con imprenditoria giovanile si intendono invece le ditte individuali che sono gestite da giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni oppure le società di capitali o le cooperative in cui le quote di partecipazione oppure il capitale sociale sia detenuto in maggioranza da giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni.