Secondo quanto afferma una recente ricerca compiuta dal Centro Studi del Forum nazionale dei Giovani, in collaborazione con il Cnel, sono circa 10 mila i professionisti italiani che tra il 1997 e il 2010 hanno preferito lasciare i confini natii per andare a trasferirsi all’estero, mettendo le proprie conoscenze e competenze al servizio delle grandi aziende situate in altri Paesi europei.
Veri e propri cervelli in fuga, che lasciano la Penisola alla ricerca di prospettive di lavoro più gratificanti economicamente, e che – con somma beffa delle italiche strutture – finiscono con l’essere apprezzati e valorizzati all’estero. Dei 10 mila professionisti emigrati, la maggior parte sono medici (2.640 ), i quali possono finalmente trovare lo sbocco occupazionale che il servizio sanitario pubblico e privato non sembra in grado di garantire all’interno dei recinti tricolori.
Una buona fetta di chi emigra in cerca di una migliore soluzione professionale fa invece parte del mondo dell’insegnamento, con i docenti di scuole superiori che ammontano oramai a più di 1.300 unità. Avvocati (596) e architetti (214) completano la gamma delle principali fette di “cervelli in fuga”. Per quanto concerne le destinazioni preferite, a farla da padrone è il Regno Unito, dove hanno trovato nuove opportunità oltre 4.100 italiani, seguito dalla più vicina Svizzera (1.515 professionisti) e dalla Germania (1.140 professionisti).
Per quanto concerne l’età anagrafica dei cervelli in fuga all’estero, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, solamente il 9,4 per cento delle migrazioni professionali è rappresentata da under 30, mentre cresce sempre di più la fetta di professionisti che ha più di 50 anni (tranne il settore dei giornalisti e degli avvocati).
Di contro, invertendo i flussi, le popolazioni maggiormente attratte dalla Penisola sono rumeni, spagnoli e teedeschi, con qualifiche professionali medie o basse.
E voi che ne pensate? Raccontateci la vostra esperienza di cervelli in fuga.