La CGIL, attraverso un suo comunicato stampa, denuncia il carico spropositato della nuova tassa legata al possesso di un immobile raggiungendo il primo posto in Europa; infatti, secondo i dati del Dipartimento delle Finanze e rispetto ai principali Paesi OCSE l’Italia, fino al 2011 (dopo l’abolizione nel 2009 dell’ICI sulla prima casa) era il Paese con la più bassa tassazione della proprietà sulla casa. Con l’IMU il peso del prelievo fiscale sugli immobili in Italia sale sopra la media OCSE, che è pari all’1,1% del Pil, attestandosi all’1,5%.
Secondo i dati riportati dalla CGIL, l’85,1% dei contribuenti ha versato meno di 400 euro, per un gettito complessivo pari al 53,7% del totale; l’8,1% tra 400 e 600 euro (17,3% del totale); il 6,8% ha versato oltre 600 euro (29,0% del totale), mentre il gettito complessivo della tassa è stato pari a 23,7 miliardi di euro, oltre 1,2 miliardi oltre le previsioni.
Di questa cifra complessiva, 4 miliardi sono riferibili alla prima casa comprensivi delle manovre di adeguamento comunali. In riferimento, poi, ai dati presentati dalla maggiore organizzazione sindacale italiana, i lavoratori dipendenti e pensionati rappresentano l’81% dei proprietari.
Del gettito totale, 23,7 miliardi di euro, una quota pari a 3,8 miliardi di euro rappresenta la quota di maggior gettito derivante dalle aliquote fissate dai Comuni, mentre 19,9 miliardi di euro è il gettito ad aliquota standard (al netto della quota derivante dalle manovre comunali). L’ importo medio (considerando anche quanto versato dalle aziende) si attesta a 919 euro, mentre 4 miliardi rappresenta la quota riferita sulla prima casa, comprensivo delle manovre di adeguamento comunali portando il tutto ad importo medio prima casa pari a 225 euro.
Per la CGIL
L’analisi diffusa dal Mef conferma quindi il dato della forte differenza tra importo medio (225 euro) e importo versato nei grandi centri dove l’imposta, già non rispondente alla realtà dei valori di mercato a causa delle rendite non aggiornate, ha visto aumenti dell’aliquota anche per la prima casa. Anche l’Agenzia del territorio ha confermato che per le principali città , l’analisi in relazione alle diverse zone territoriali (centrali, semicentrali, periferiche, suburbane e rurali) ha evidenziato il permanere di sperequazioni che possono solo essere corrette attraverso la revisione delle rendite catastali