La Cisl, insieme a Fnp e Aretès, ha definito uno studio che dovrebbe fotografare la situazione delle politiche regionali sul welfare familiari finalizzato a verificare la reale rispondenza delle politiche sociali alle esigenze reali della famiglia, in particolare in situazioni dove entrambi i coniugi svolgono attività lavorativa.
È chiaro che per farlo, così come precisa la Cisl, occorre definire un procedimento preciso con riscontri analitici per non invalidare il risultato finale; in effetti, l’indice Igf, ovvero l’indice sul grado di familiarità , è lo strumento indicato dalla Cisl che, secondo gli estensori dello studio, dovrebbe fotografare la situazione delle politiche regionali sulla famiglia e sulle sue esigenze.
Secondo il dipartimento per le politiche sociali della Cisl, insieme alla Fnp con la collaborazione dell’Aretès, lo studio ha posto in evidenza la situazione in otto regioni italiane quali la Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Sicilia, Toscana e il Veneto.
Le otto regioni sono state individuate al fine di offrire un più largo campione prendendo in considerazioni regioni ad alto tasso di sviluppo e benessere, quali Lombardia o Veneto, con regioni che rappresentano un buon riferimento per l’Italia meridionale, ovvero Sicilia e Campania.
L’analisi condotta dalla Cisl si è soffermata su quattro filoni principali alla base di una buona politica familiare come servizi e occupazione. All’interno di questi quattro filoni (risorse, famiglia, servizi ed occupazione) si sono anche individuati sedici indicatori allo scopo di identificare in maniera precisa l’Igf.
I dati, come fa sapere la Cisl, devono essere tra loro incrociati per meglio valutare l’offerta con la reale esigenza delle famiglie. Infatti, le risorse assegnate devono essere messe in relazione con la composizione delle famiglie con la presenza di eventuali anziani o giovani con l’occupazione e la qualità dei servizi offerti.
Un indice Igf pari a 100 indica una proposta in linea con le reali esigenze dell’utenza.
La ricerca, come ha annunciato la Cisl, ha fatto presente che le regioni del nord sono quelle che riscuotono l’indice più alto, in particolare Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia con, rispettivamente, il 72% e il 68%, mentre le regioni meridionali si attestano su valori decisamente inferiori, ossia al 47% e il 44% da Campania e Sicilia.
Per maggiori informazioni al sito della Cisl o al suo quotidiano di riferimento, mentre il risultato finale dello studio sarà presentato il prossimo 30 giugno.