Sono sempre più specializzate le figure che operano oggi all’interno del mondo aziendale. Per chi ancora non è inserito in un contesto lavorativo non è facile quindi conoscere tutte le possibilità che vi sono e di conseguenza scegliere la carriera più adatta alle proprie aspirazioni. Una delle figure interne al mondo aziendale è ad esempio quella del crisis manager. Si tratta di una figura professionale in grado di gestire le situazioni più delicate che possono venirsi a creare all’interno di una realtà aziendale, la quale deve quindi possedere ottime doti personali e precise competenze.
Il crisis manager può lavorare come libero professionista, cioè come consulente e imprenditore di se stesso, oppure può lavorare come dipendente di una più grande agenzia di somministrazione o gruppo di consulenza aziendale. Non è di sicuro semplice accedere a questa professione perché a chi svolge questo lavoro è richiesta la massima flessibilità negli orari e un’alta professionalità nell’esecuzione dei compiti che vengono assegnati.
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La propria carriera e la propria crescita professionale in questa professione sono strettamente legate anche al settore che si è deciso di trattare, perché i campi di attività possono essere diversi. In genere, tuttavia, questi manager percepiscono una remunerazione abbastanza elevata e commisurata alle proprie prestazioni.
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Ma come si fa a diventare crisis manager? Esiste un percorso specifico per chi vuole intraprendere questa professione oppure no? In questa breve guida troverete tutti i consigli per abbracciare questo lavoro e conoscerlo meglio.
Come diventare crisis manager
Il crisis manager è una figura professionale che può prestare la propria opera in due diversi tipi di situazioni all’interno di un contesto aziendale. La prima tipologia è quella preventiva, in cui il crisis manager opera per la prevenzione di eventuali crisi aziendali che possono aprirsi all’interno di una realtà produttiva. Il suo compito è allora quello di prevedere tutte le possibili cause scatenanti e in merito a queste mettere in campo dei piani di intervento. Per fare ciò egli deve anche istruire il personale addetto alle eventuali difficoltà e diffondere dei protocolli operativi di comportamento.
La seconda situazione tipica, invece, prevede che il crisis manager entri in azione una volta che la crisi ha già investito l’azienda. Anche in questo caso il suo compito è quello di elaborare una strategia risolutiva al fine di gestire tutti i rapporti con il personale, con i media e con le istituzioni.
In caso di crisi questo professionista deve quindi essere un acuto osservatore della situazione, stabilire aspetti positivi e aspetti negativi, incontrare gli attori della crisi e informarsi anche sui più piccoli dettagli, pianificare tutti gli scenari futuri ed essere pronto a valutare i risultati ottenuti, stabilendo le fasi necessarie affinché l’azienda torni alla normalità.
Per compiere tutto questo è quindi necessario che il crisis manager abbia una formazione superiore, basata su discipline quali il management, l’ingegneria e la comunicazione, che dovranno essere necessariamente apprese a livello universitario. Oltre a questo il crisis manager dovrà dimostrare di possedere anche alcune doti personali, come la capacità di problem solving e quella decisionale.