Oggi vogliamo parlare di un lavoro che in Italia è nato abbastanza di recente, all’incirca negli ultimi trent’anni, e che da allora è stato sempre in crescita, fino a coinvolgere oggi circa 7 mila persone. Si tratta dell’osteopata, ovvero del professionista, in genere già proveniente da una professione di area medica, come l’infermiere o l’esperto di riabilitazione, che pratica l’osteopatia, la disciplina nata alcuni anni fa negli Stati Uniti per la cura del dolore – di diversi tipi di dolori e disturbi in realtà – attraverso alcune particolari pratiche manuali.
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Oggi in Italia circa il 7 o l’8 per cento dei pazienti è già abituato a rivolgersi ad un osteopata in caso di problemi. L’osteopatia, tuttavia, in Italia appartiene ancora al campo delle pratiche mediche della medicina non convenzionale, perché non ancora regolamentata a livello ufficiale in Italia. Alla medicina non convenzionale, tuttavia, si rivolge il genere quasi il 15 per cento degli italiani e di questi il 21,5 per cento si affida agli osteopati. Per questi motivi, anche in vista di un futuro riordino e riorganizzazione della professione, non sembra essere una cattiva idea scegliere questa professione per trovare il proprio sbocco professionale. Ecco quindi cosa bisogna fare per diventare osteopata.
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Come diventare osteopata
L’osteopatia è una disciplina medica che studia in particolare la genesi del dolore osseo, cioè dell’apparato muscolo – scheletrico e che si occupa della risoluzione del dolore attraverso la pratica manuale. I tipi di dolori interessati sono di diversa origine, ma soprattutto cervicale, lombare, emicranie e cefalee. Si stanno però studiando campi di applicazione anche per alcune patologie di tipo infiammatorio come la gastrite o la sindrome del colon irritabile o l’incontinenza urinaria.
Come altri professionisti della salute, anche l’osteopata quindi è un professionista che possiede una approfondita conoscenza delle fisiologia umana e dell’apparato muscolo – scheletrico in particolare. Deve inoltre possedere buone doti di manualità e sapere avere un approccio empatico con i pazienti, mettendoli a proprio agio durante le sedute.
Queste ultime, in cui vengono applicate le terapie hanno una durata che varia dai 30 minuti ai 60 minuti.
La professione dell’osteopata in Italia non è ancora formalmente riconosciuta, né a livello ministeriale, tra le professioni di area medica, né a livello universitario, con un percorso di studi specifico e apposito valido per tutto il territorio nazionale. Una ragione di questo stato di cose è probabilmente anche la parziale sovrapposizione con il campo della fisioterapia.
Esistono quindi diversi modi per diventare osteopata in Italia, dove sono sorte circa 50 scuole, di cui 30 facenti capo ad associazioni di categoria. In genere chi sceglie questa professione arriva da un laurea di tipo sanitario e poi frequenta un master specifico.
In alternativa, se si sceglie una scuola privata per compiere l’intero percorso, si hanno davanti le possibilità del tempo pieno, della durata di 5 anni – circa 3 mila ore di lezioni frontali più mille di tirocinio clinico su pazienti, come è richiesto dagli standard europei – o del tempo parziale, rivolto a chi ha già una laurea triennale e consistente in mille ore di teoria e mille ore di tirocinio clinico in 6 anni.
All’estero, tuttavia, la professione è regolata e prevede una laurea almeno triennale.