Nuove politiche di contrattazione? Di sicuro, le organizzazioni sindacali vedono di buon auspicio la contrattazione di secondo livello.
In effetti, le parti sociali hanno firmato un accordo nazionale che concede maggiore spazio alle contrattazione di livello. Ovvero, in questo modo si intende risaltare le singole realtà produttive attraverso più spazio alla contrattazione aziendale e territoriale.
Una contrattazione di questo tipo non può però essere utilizzato solo per salvare le aziende in crisi, ma è necessario utilizzare questo nuovo sistema con il fine di partecipare alla produttività aziendale attraverso accordi specifici di sviluppo con uno scambio reale delle variabili economiche in gioco.
La contrattazione di tipo locale, aziendale o di secondo livello, deve essere supportata anche da iniziative di tipo legislative.
L’unica organizzazione sindacale che si trova ad essere critica in questo dibattito è la CGIL che vede nel nuovo accordo un nuovo sistema in grado di non coprire con sufficienza i salari dei lavoratori.
In effetti, secondo Emilio Viafora, dirigente regionale della CGIL
Siamo più che favorevoli all’allargamento della contrattazione decentrata, ma dallo sviluppo delle imprese devono arrivare più risorse per premiare i lavoratori che raggiungono i risultati
Il presidente di Unindustria Treviso, Alessandro Vardanega, ha sottolineato che il caso Fiat
ha dimostrato che il contratto nazionale non può essere un contenitore dove scaricare tutte le tensioni. È dunque il momento di trovare un modello che dia maggior rispondenza tra produzione e salario, facendo del contratto nazionale, ormai figlio di una storia da cui ci stiamo allontanando, un luogo de minimis, e delegando al secondo livello il plus valore legato alla produttività
Attenzione però. Il contratto nazionale di lavoro non deve essere sminuito, ma deve essere preso come riferimento perché ci sono aspetti economici che devono essere condivisi. Di sicuro, è altrettanto vero che la produttività deve essere ancorata a ciascuna azienda, ma senza pregiudicare la parte normativa e quella minima economica.
Livenza: questa è la parola magica.
In effetti, è il modello del Nordest preso a riferimento. A Livenza si applica un contratto di secondo livello con una parte del salario legata ad un sistema condiviso di produttività. Le aziende indicano gli obiettivi sulla base dieci parametri e ogni quota definisce una percentuale del premio.