Sono sempre di meno gli interventi di carattere nazionale che – fatta eccezione per i crediti di imposta – aiutano le piccole e le medie imprese nei propri processi di crescita. Ne consegue che il supporto istituzionale al tessuto socio imprenditoriale della Penisola è spesso delegato a Regioni, Province, Comuni, frequentemente in collaborazione con le Camere di Commercio o altre rappresentanze locali. Un supporto che appare tuttavia disomogeneo, senza la caratteristica di intervento generale che invece sarebbe necessario per uniformare i sostegni finanziari di base.
Escludendo i crediti di imposta previsti dal decreto legge 70 del 2011, infatti, le misure di agevolazione a livello nazionale appaiono pressochè ferme e non rifinanziate. Le piccole e le medie imprese lamentano in tal modo la carenza delle spinte agli investimenti tecnologici, che erano previsti dagli stanziamenti del Fit (Fondo per l’innovazione tecnologica), di supporto a tutti quegli investimenti per la realizzazione di progetti di sviluppo sperimentale.
Come ricordato dal Sole 24 Ore del 17 ottobre, l’ultimo bando del Fit ha riguardato l’attivazione della procedura negoziale di accesso al Fondo, con chiusura dello sportello relativo nel corso del mese di giugno del 2010, causa esaurimento delle risorse finanziarie.
Ancora, il quotidiano ricorda come sia ferma dal lontano 2006 la legge 488 del 1992, sostituita dal decreto ministeriale 23 luglio 2009, che ha lanciato con risultati alternanti i bandi a sostegno degli investimenti produttivi in innovazione, energia e ricerca, con apertura dello sportello per la presentazione delle domande il 9 dicembre 2010. Tuttavia, le piccole e le medie imprese ricordano come le possibilità di accesso a tali incentivi sia davvero difficile da rispettare per molte di loro, considerata la soglia minima (1,5 milioni di euro ), e pertanto la destinazione di tale supporto, prevalentemente, alle realtà di più grandi dimensioni.