Mancano poche settimane alla parte più “calda” della riforma delle pensioni per i consulenti del lavoro. La loro revisione è infatti slittata al mese di settembre, data entro la quale dovrà essere inviata ai ministeri vigilanti. La motivazione di questo ulteriore slittamento è ben nota: nell’assemblea del 28 giugno 2012, che avrebbe dovuto votare la review, non è emersa eccessiva chiarezza; di qui, la necessità di dover procedere a un nuovo confronto interno prima di licenziare l’attesa riforma.
In particolare, a generare lo slittamento sarebbero state le ultime indicazioni del ministero del lavoro, che hanno di fatti imposto all’Enpacl l’aggiornamento pro riforma del sistema e del relativo bilancio tecnico, che dimostra la tenuta del sistema pensionistico dei consulenti del lavoro per mezzo secolo.
La richiesta di sostenibilità imporrà con decorrenza dal 1 gennaio 2013 il passaggio al metodo di calcolo delle pensioni di tipo contributo, anziché quelle del sistema a prestazione fissa. “A gennaio ci avevano detto di portarci avanti con il bilancio tecnico e la riforma sfruttando le variabili macroeconomiche del 2011” – ha dichiarato in merito il presidente dell’Ente, Alessandro Visparelli, aggiungendo che – “poi a maggio ci hanno anticipato che sarebbero stati aggiornati i parametri che noi avevamo utilizzato per il nostro lavoro interno. E quindi adesso dobbiamo fare delle verifi che interne per capire se apportano o no qualche modifica. Certo, resta per noi incomprensibile il motivo per cui al comparto pensionistico privato si chiedano 50 anni di sostenibilità nonostante un patrimonio di 50 miliardi, mentre nulla si chieda al sistema pubblico che già da tempo, gestione separata Inps a parte, è in disavanzo senza poter contare su alcun patrimonio che non sia la garanzia dello stato”.
Pertanto, i consulenti del lavoro passeranno al contributivo, poiché tale sistema riesce a mantenere attuarialmente neutre le prestazioni.