La riforma del mercato del lavoro costerà tanto. A dirci quanto è lo stesso governo, che ha stimato in 20 miliardi di euro per il periodo 2014 – 2021 l’onere complessivo per supportare la revisione del sistema occupazionale italiano. Ma da dove proverranno tali fondi? Lo spiega il disegno di legge, che precisa come gli introiti necessari per finanziare la riforma del lavoro giungeranno dall’utilizzo delle maggiori entrate e dei risparmi di spesa, che seguiranno l’applicazione delle misure fiscali previste dallo stesso disegno di legge, e in parte da ulteriori riduzioni di spesa di funzionamento degli enti previdenziali (quantificate in 90 milioni di euro, cui si aggiungeranno 10 milioni dai Monopoli).
Molte delle risorse necessarie per supportare la realizzazione della riforma del lavoro proverranno pertanto da nuove misure fiscali, come il taglio (dal 90% al 70%) della deducibilità dei costi delle auto aziendali, e quello (dal 40% al 27,5%) per i mezzi utilizzati per l’esercizio di imprese, arti e professioni (artigiani, commercianti, professionisti).
Ancora, parte degli introiti proverrà dal mondo immobiliare, visto e considerato che per i proprietari di case che non applicano la cedolare secca del 20% forfetario sui canoni di affitto, l ariduzione della base imponibile Irpef sugli affitti rispetto al rendimento determinato secondo le tariffe d’estimo scenderà dal 15% al 5%.
A pagare la riforma del lavoro contribuirà poi l’addizionale comunale sui diritti di imbarco sugli aerei, che il disegno di legge accresce di 2 euro per ogni passeggero a partire dal 1 luglio 2012. Infine, la riforma modifica il regime di deducibilità riconosciuto alla tassa del servizio sanitario nazionale che si applica sulle assicurazioni Rc-auto, con deducazione del 10,5% solo per gli importi che eccedono i 40 euro (pertanto, per assicurazioni da 402 euro in su). La stretta entrerà in vigore già sui pagamenti 2012.
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