Secondo quanto affermano le statistiche elaborate dall’osservatorio sulle crisi di impresa di Cerved Group, nel corso del 2011 sarebbero stati rilevati oltre 12 mila fallimenti, con una crescita del 7,4 per cento rispetto a quanto avvenuto nel corso del 2011. Ancora, nei soli mesi tra gennaio e marzo 2012, sarebbero già state aperte più di 3 mila procedure per decretare l’entrata di un’impresa nel sempre più comune stato di crisi.
Considerata l’esplosione del fenomeno, è facile interrogarsi sulla presunta validità di tutte le riforme del sistema della crisi di impresa, con strumenti extragiudiziali che avrebbero dovuto favorire l’emersione di negoziazioni alternative alle procedure fallimentari e concorsuali più tradizionali. L’utilizzo più consistente degli strumenti negoziali alternativi alla fine dell’attività – come il concordato preventivo – non sembra tuttavia poter reggere all’apprezzamento del fenomeno fallimentare.
Sul perché si sono altresì interrogati alcuni dei principali osservatori di settore, nel recente convegno svoltosi nella sede del Consiglio nazionale forense di Roma, dove il presidente Guido Alpa ha sottolineato come le nuove regole “privilegiano la continuazione dell’impresa, e utilizzano principi civilistici, l’autonomia privata ed il carattere negoziale delle procedure. Una angolazione interessante, per quanto, sotto il profilo tecnico del testo, esprimiamo qualche preoccupazione”.
Secondo quanto affermato dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, “uno degli elementi cardine della riforma è aver ridotto l’area della fallibilità, poiché sono state introdotte delle soglie” di natura economica per la dichiarazione del fallimento. Senza tali parametri – che ad esempio sono in grado di escludere i piccoli imprenditori e gli enti pubblici, e riguardano altresì coloro che hanno effettuato un investimento nell’azienda per un capitale di valore superiore a 300 mila euro – considerando gli effetti della crisi economico-finanziaria che stiamo attraversando, avremmo avuto in questa fase i tribunali sommersi da fascicoli di istanze fallimentari”.