L’INAIL ha diffuso nei giorni scorsi l’analisi dei dati riferiti al quinquennio 2007-2001 in materia di infortunio: se da una parte si registra un calo del 7,6% delle denunce di infortunio, dall’altra parte le tecnopatie sono pressoché raddoppiate.
Il nostro Ente che si occupa della prevenzione infortuni rileva che le donne che subiscono infortuni sul lavoro hanno un età compresa tra i 35 e i 49 anni e lavorano soprattutto nelle regioni del Nord Italia. I dati mostrano che gli infortuni che hanno coinvolto le donne nel 2011 sono stati pari, in termini assoluti, a 231.870, con una flessione del 5,6% rispetto all’anno precedente, più contenuta di quella registrata per gli uomini (-6,9%). I casi che hanno coinvolto le lavoratrici rappresentano poco meno di un terzo (29,6%) di quelli avvenuti in occasione di lavoro e poco più della metà (50,3%) di quelli avvenuti in itinere.
L’aspetto più interessante del fenomeno è che la differenza con gli uomini è decisamente più marcata negli infortuni mortali
se a livello complessivo, infatti, tra il 2010 e il 2011 le morti sul lavoro sono diminuite dell’8,9%, ciò è dovuto esclusivamente ai lavoratori uomini (-10,9% rispetto al 2010), mentre tra le lavoratrici l’aumento dei decessi, passati dai 78 del 2010 agli 89 del 2011, è stato pari al 14,1%)
L’INAIL ha anche posto in evidenza l’incidenza delle lavoratrici stranieri sul fronte degli infortuni, infatti, nel 2011 sono stati 30.285 gli infortuni sul lavoro che hanno interessato le lavoratrici straniere, pari al 13,1% del totale.
Le lavoratrici rumene sono quelle più colpite con 5.667 casi seguiti dalle lavoratrici marocchine con 2.320 denunce e poi dalle albanesi con 2.037. Gli infortuni mortali, invece, sono stati 16 sugli 89 complessivi (18%).
Da un punto di vista geografico risulta che gli infortuni delle donne sono percentualmente più elevati al Centro (35%), mentre è il Nord-Est a far registrare la più alta percentuale di infortuni mortali tra le lavoratrici (13,4%) dove, in termini assoluti, il 60,2% degli infortuni e il 52,8% dei casi mortali sono concentrati nelle regioni settentrionali.