A quanto ammontano i debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti dei propri fornitori (cioè, delle aziende private)? La risposta è una cifra pari a circa 90 miliardi di euro, che il governo vorrebbe portare in graduale riduzione, alleviando pertanto le sofferenze finanziarie da parte del tessuto imprenditoriale nazionale. A confermare i dati il Taiis, il Tavolo interassociativo imprese di servizi, a margine del recente convegno dal titolo “Ritardo di pagamenti e certificazione dei crediti: un decalogo a sostegno delle imprese di servizi”.
Su 90 miliardi di ritardato pagamento, circa 34 sono dovuti alle sole imprese di servizi “e sta determinando una crisi irreversibile nel settore, colpito anche dai tagli alla spesa sanitaria, a quella scolastica e dei buoni pasto che è pertanto costretto a ridurre progressivamente l’occupazione. Occorre fare presto recependo quanto prima la Direttiva comunitaria sui ritardati pagamenti e saldando i debiti pregressi: la crisi di liquidità sta soffocando le imprese” – afferma un comunicato Taiis.
Le imprese di servizi chiedono pertanto un occhio di riguardo, con ulteriore approfondimento tenendo in considerazione da delicatezza di questo momento, visto e considerato che esse costituiscono il principale cliente della Pa e lamentano ritardi di pagamento medi pari a 220 giorni, per un dato statistico che è pertanto ben peggiore dei 186 giorni medi stimati per edilizia e forniture di beni.
Al fine di agire in maniera proattiva nei confronti del governo, il Taiis ha presentato un Decalogo dei servizi: dieci punti tra i quali spicca la presenza di un potere di intervento e non solo di segnalazione all’Autorità che vigila sugli appalti pubblici. In aggiunta, anche una bozza di recepimento della Direttiva, elaborato dal Centro Einaudi di Torino.
Tentativi che gli operatori del settore stanno cercando di porre in essere al fine di contribuire al rilancio del comparto, migliorando la situazione di un contesto che pone l’Italia tra le maglie nere del vecchio Continente.