È giusto approfondire quanto è previsto dal nuovo decreto Lavoro 2023, che sostiene una vera e propria revisione delle varie politiche che mirano a contrastare gli stati di povertà e l’esclusione sociale. Tra le principali novità troviamo sicuramene anche l’introduzione di un’innovativa disciplina legata non solo alla formazione, ma anche alla possibilità di accedere al mondo del lavoro.
L’Assegno di Inclusione
La prima novità è legata al reddito di cittadinanza. A partire dal primo gennaio del prossimo anno, ecco che lascerà il posto all’ADI, ovvero l’Assegno di Inclusione. Quest’ultimo comprenderà dei percorsi che avranno come fine l’inserimento sociale, ma anche la formazione e nuove politiche attive in riferimento al lavoro. L’Inps si occuperà di svolgere delle verifiche sia a livello preventivo che successivo. Non solo, dal momento che l’Istituto previdenziale avrà anche il compito di trasmettere in maniera puntuale al richiedente tutte le informazioni utili per poter ricevere questo beneficio dal punto di vista economico. Chi invia tale richiesta, quindi, verrà reso edotto di come dovrà provvedere a completare l’iscrizione presso il portale Siisl, con l’intento di completare la sottoscrizione di un Patto di attivazione digitale.
L’Assegno di inclusione sarà erogato su base mensile, con una durata che non potrà andare oltre il tetto dei 18 mesi. È possibile che venga accettato il rinnovo, con la sospensione di un mese, per un altro anno. Questa prestazione consente al richiedente di ottenere un’integrazione rispetto al reddito della famiglia fino ad arrivare a due tetti differenti. Si tratta della soglia pari a 6000 euro annui quando la famiglia è formata da persona tutte di età pari o superiore a 67 anni, oppure c’è il tetto dei 7560 euro all’anno quando il nucleo familiare comprende, oltre al requisito di cui sopra, anche persone disabili o non autosufficienti.
L’istituzione del Supporto per la formazione e il lavoro
Da notare come questo decreto ha provveduto all’istituzione di una nuova misura. Si tratta del Supporto per la formazione e il lavoro (ovvero il Sfl), che prevede di garantire diversi servizi attivi in riferimento alla partecipazione a tanti progetti formativi, ma anche di riqualificazione a livello professionale. Va detto che tale misura non è compatibile sia con il reddito di cittadinanza che con la pensione di cittadinanza. Non solo, dato che manca la compatibilità del Supporto per la formazione e il lavoro anche rispetto a tutti gli altri strumenti pubblici che sono stati pensati appositamente per favorire l’integrazione, piuttosto che con misure di sostegno al reddito per la disoccupazione.